DIARIO DI VIAGGIO IN CAMPER ATTRAVERSO IL PORTOGALLO:
TRA SPIAGGE E SABBIA FINISSIMA, ONDE DA CAVALCARE E PARCHI DA ESPLORARE. PORTO, LISBONA, BICI E TREKKING PER 3 SETTIMANE DI NOMADISMO
6.300 km
25 giorni
“3000 ore di
sole l’anno, 850km di spiagge, un patrimonio culturale unico, parchi e
riserve, gastronomia e ottimi vini” recita www.visitportugal.com. Nel gavone stiviamo scarponcini da
trekking e mute e facciamo rotta verso ovest. Una tappa di
passaggio a Narbonne, una di oceano a Biarritz e la terza notte siamo
sistemati nella tranquilla e panoramica area di sosta ai piedi della cittadina
medievale di Braganca. Ci arrampichiamo sulla torre, visitiamo il museo
delle armi e facciamo il giro completo delle mura, prima di
addentrarci nel cuore del parco naturale
del Montesinho.
Esploriamo il parco lungo uno dei numerosi e ben
segnalati sentieri camminando per ore in un paesaggio
selvaggio, dove una fitta vegetazione si alterna ad aride
distese, fino a regalarci la vista mozzafiato di un lago di
un intensissimo blu adagiato in un anfiteatro dall'aspetto
lunare.
Non incontriamo anima viva per l'intera giornata ad eccezione di un
rapace e di un topolino. Ridiscendiamo verso Rio De Onor (paese
di 70 abitanti, curiosamente attraversato dal confine spagnolo-portoghese),
dove il Camping Municipal ci accoglie in
un’atmosfera fuori dal tempo. Un’anziana signora interamente vestita
di nero saluta due uomini con basco e bastone. "Mamma, ma se uno
abita dalla parte spagnola e l'altro dalla parte portoghese, per mandarsi
messaggi pagano di più?" "Forse non hanno nemmeno il Wi-Fi, sai.
Forse parlano tra di loro e basta".
Per
gustare le strade dei vini, invece di prendere l'autostrada,
attraversiamo la Valle dell'Alto Douro seguendo piacevoli
percorsi tortuosi, che salgono e scendono dai pendii di
colline decorate dai ghirigori dei vigneti in tutte le tonalità di
verde. Ci sentiamo parte di un dipinto.
Costeggiando il Douro, seguendo le
caratteristiche barche per il trasporto delle botti e quelle da crociera,
arriviamo alle cantine di Vila Nova De Gaia, dove ci
riforniamo di bottiglie di Porto per noi e parenti. Il bel camping Orbitur
di Porto è facilmente collegato alla città da
una pista ciclabile, che, percorsa di primo mattino,
ci permette di improvvisarci birdwatchers tra aironi,
cormorani e martin pescatori, prima di lanciarci alla scoperta della città.
La
salita in teleferica, il ponte Dom Luis, gli azulejos della stazione
ferroviaria e molto altro ci riempiono la vista e la giornata.
Riprendiamo
la strada con una deviazione a Bairra: su una liscia collina di
calcare camminiamo seguendo le impronte di una ventina di
sauropodi andati a spasso qui 175.000.000 di anni fa. Di fronte
ad un murales, che mostra l'evoluzione della terra dal Big Bang ai giorni
nostri, con l'uomo che compare appena negli ultimi centimetri di parete, ci
sentiamo piccole briciole. Non resta che darci alla pazza
gioia!
Proseguiamo verso Batalha, dove pernottiamo, in compagnia di
numerosi altri camper, nell'area di sosta davanti al monastero.
Ammiriamo la pietra bianca così finemente lavorata da far sembrare
vere le foglie, le funi e gli angeli alati e giochiamo di sera a chi
proietta l'ombra più lunga sulla facciata dove, illuminate dalla luna, le
statue sembrano spettralmente prendere vita. Il giorno successivo esploriamo chiostri
e cappelle e respiriamo misticismo nella navata immensa, come monaci
domenicani del 1400.
L’ingorgo al parcheggio, il trambusto e i
(troppi) negozi di souvenir di Fatima non ci permettono di apprezzare la
stessa quiete e preferiamo rinunciare alla visita per non diventare noi
stessi fonte di ulteriore caos per chi invece si trova qui a cercare
pace. La meta successiva in programma sarebbe Lisbona, ma la costa è
talmente attraente che il viaggio procede a singhiozzo. A
giornate di mare seguono rigeneranti notti libere: sulla scogliera a Sao Pedro Moel; in
punta al promontorio di Peniche, “Mecca del surf”, colmi di ebbrezza dopo
aver provato per la prima volta bodysurf; e infine dietro le
dune di sabbia di Cascais, a riempirci del rumore delle onde e del
silenzio del cielo.
Nota tecnica
per chi, come noi, esaurisce rapidamente la cassetta del WC e consuma un
serbatoio d'acqua con una manciata di docce: tutti i campeggi incontrati lungo
la strada ci hanno permesso camper service di passaggio per cifre da 3€ a 10€.
Puliti, scaricati e ricaricati, tornavamo sereni a sistemarci nelle
nostre privilegiate "piazzole" con vista tramonto
sull'oceano.
Alterniamo la vita da spiaggia alla visita da fiaba ai palazzi e castelli
di Sintra e sfidiamo il vento impetuoso di Cabo de Roca per
una foto nel punto più occidentale dell’Europa continentale.
Lisbona
sembra essere finalmente vicina, quando scoviamo sulla Lonely Planet
un paragrafo che ci era sfuggito: ci troviamo a soli 60km dal "Centro
de recuperacao do lobo iberico"! Una telefonata e
concordiamo la visita guidata alle 17:45, meno un paio
d'ore necessarie tra camper service e strada e siamo già in ritardo!
Ottimizziamo il solito pit-stop “on-the-road” dividendoci i compiti e ci
avviamo per una strada impegnativa e tortuosa, aiutati da google maps: alle
17:43 parcheggiamo. Camminiamo in silenzio dietro la guida, scrutiamo il fitto
bosco con i binocoli e saliamo sulle torrette di avvistamento, finché scorgiamo
tra gli alberi ben 4 lupi. L'emozione è enorme.
Possiamo riprendere
la strada per Lisbona in pace con il mondo. Arrivando tardi, decidiamo di non
entrare in campeggio, ma di fermarci al porto. Scelta non azzeccata: quello che
la guida definiva "area sosta camper" è un parcheggio
(non attrezzato) affollato da qualche camper, molte auto, alticci
abitanti della vita notturna della città, parecchi furgoni e roulotte di
famiglie rom con un numero inestimabile di bambini, pittoreschi e allegri
ma né quieti né riservati, il tutto con accompagnamento musicale
proveniente dai locali circostanti, che ci tiene compagnia ben oltre l'orario
che avremmo gradito. Di primo mattino ci spostiamo nel pulito e
ordinato Lisboa Camping, con acqua e tavolo da picnic in
ogni piazzola. Facciamo i turisti classici a spasso per la città per
un paio di giorni: dal tram 28 alla Cattedrale Sé, dall’Alfama a Belem e
molto altro.
Nel ricchissimo e scenografico acquario scopriamo che i
castori marini sono simpaticissimi e che la Sterna Inca - uccello che vola in semi-libertà nella splendida ricostruzione
dell’habitat antartico - fa voluminosi escrementi
gialli, uno dei quali atterra con precisione sulla testa di Nadia ...porterà bene! Un'ovovia e una pista ciclabile lungo
il Tejo ci permettono di spostarci all'interno della ex zona expo, attraversando stravaganti parchi gioco a tema,
dal musicale all’acquatico: camminiamo sotto una cascata, ventiliamo
aria in appositi tubi producendo il verso dei gabbiani e ci
facciamo i muscoli sperimentando il sollevamento dell'acqua secondo
l'ingegnosa vite di Archimede.
Lasciata
Lisbona, percorriamo la penisola di Troia, un susseguirsi ininterrotto di
spiagge sabbiose con cicogne su ogni tetto e ogni traliccio, dove un giro in
barca per avvistare i delfini resta una delle esperienze più belle
della vacanza. Ne vediamo a decine, che nuotano e saltano attorno a noi,
compreso un cucciolo che sembra divertirsi esibendosi nelle sue
piroette, accanto alla mamma. Siamo
affascinati.
Avanziamo verso sud, scogliera dopo scogliera, in attesa
di riconoscere d'istinto il posto che fa per noi.
Ammiriamo baie, spiagge e
villaggi, facciamo merenda nella vivacissima Vila Nova de Milfontes e
capitiamo infine in uno scenario da cartolina, circondati da surfisti, molto
hippy e un po’ rasta, sistemati su un roccioso promontorio rosso nei loro
furgoncini a fiori e minivan dai colori estrosi, con il fragore delle onde
che si infrangono potenti davanti a noi ed immense dune di sabbia alle nostre
spalle.
Uno sguardo d’intesa e siamo tutti d’accordo: compriamo tavole
da bodysurf, stendiamo anche noi le mute fuori dal camper e ci godiamo 4
giorni di spiaggia, onde e surfate a Carrapateira. La sera contempliamo
l'immensità dell'oceano dal finestrino del nostro camper, con una vista che
secondo noi nessun albergo al mondo ha.
Il cielo annuvolato di un mattino ci
suggerisce di variare la routine: prendiamo le bici e partiamo in esplorazione
della Rota Vicentina, pista ciclabile ricavata unendo antichi sentieri di
pescatori, lungo la quale si susseguono infiniti scorci di selvaggio oceano da
un lato, villaggi bianchi tra morbide colline dall'altro.
Lasciamo Carrapateira per raggiungere un
ultimo scenografico promontorio (Cabo de Sao Vincente) spazzato
dal tipico vento dei luoghi dove la terra finisce, puntando infine verso
l'interno.
La Barragem De Alqueva, un'imponente diga completata
nel 2002, ha dato vita al bacino artificiale più esteso d'Europa,
donando fertilità e impulso turistico a questa porzione di Alentejo.
Un'area di sosta ai piedi delle mura di Monsarez ci regala una
serata tra le vie della graziosa cittadina medievale e un'impagabile vista
dall'alto sul lago al tramonto. Al vicino Sao Pedro do Corval, "O
Maior Centro Oleiro de Portugal", facciamo shopping di
variopinte ceramiche in questi laboratori di veri artisti. Concludiamo la
giornata rinfrescandoci nelle acque del bacino: noleggiamo un paio di
canoe, pagaiamo circumnavigando isolotti che un tempo erano cime di colline, ci
turbiamo leggermente incontrando strade che finiscono nel lago e ci tuffiamo
nelle acque verdi dal fondo melmoso.
Nel rientro verso casa
c'è ancora tempo per una notte sui Pirenei al Colle del Portalet ed
una sosta conclusiva vicino a Briancon, cercando e scovando il
campeggio della nostra prima vacanza insieme nel 1998 (spartano Camping
Ailefroide). La tenda maggiolina di allora, sul tetto dell'auto, si
è trasformata magicamente in un camper; i sogni confusi che ci riempivano
la testa si sono materializzati per incanto negli occhi di due splendidi
ragazzini; le sottilette in neoprene hanno ceduto il posto a materassi
in memory, ma la voglia di contare le stelle e fare la doccia all'aperto
è rimasta invariata, speriamo ancora molto a lungo.
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