PROVENZA, ALPI, COSTA AZZURRA:
100% notti libere: fenicotteri, canyon e neve.
“Che ne dite di
un Capodanno al mare?”
“A Nizza ci sono
15°! Pronti per passeggiate sulla spiaggia e pennichelle al sole?”
Carichiamo anche
abbigliamento pesante per eventuali improvvisazioni e si parte.
Sabato 30 dicembre avanziamo
faticosamente a singhiozzo sulla A7, arrivando stremati a Ventimiglia dopo
quasi 5 ore di viaggio. Eravamo consapevoli di non aver fatto una partenza
intelligente, ma non avevamo immaginato potesse andare così male.
Bypassiamo
Mentone, evitiamo Motecarlo, e da Nizza cominciamo a perlustrare la costa in
cerca del posticino giusto per brindare vista mare, pregustando lo spettacolo
dei fuochi d’artificio. Nizza è imballata, non c’è
speranza.
“Cosa ci importa?
30 km e siamo a Cannes!”
Ma la situazione
non cambia: ogni buco più o meno lecito è occupato.
“Proseguiamo! Chissà che fuochi a S
Tropez!”
Sicuramente strepitosi, ma non riusciremo a vederli: a capodanno in Costa Azzurra i campeggi sono o chiusi o stracolmi; le
aree di sosta appaiono come incastri indecenti di camper uno sopra l’altro.
E’ quasi buio
ormai e non ha più senso insistere. Puntiamo all’interno impostando sul
navigatore le coordinate della prima area sosta nell’entroterra. A
La-Plan-De-La-Tour condividiamo l’ampio piazzale con un solo altro camper nella
tranquillità assoluta. Due passi e una notte in questa autentica e gentile
cittadina medievale ci ridonano la serenità necessaria per ragionare con calma
sul da farsi.
Al mattino ritentiamo
il mare: ci spingiamo oltre Hyeres, lungo il tombolo, trovando un parcheggio in
punta alla penisola di Giens di fronte al Fort du Pradeau, in riva al mare,
circondati da canneti. Non ci sono servizi di carico / scarico per cui,
nonostante la doppia vaschetta, sappiamo che presto ci dovremo muovere per
forza.
Andiamo in
esplorazione del tombolo di Hyeres, che in realtà è un doppio tombolo: due
sottili bracci di terra lungo i quali ci inoltriamo, costeggiando
larghi stagni, spiagge isolate, raffiche di vento e kitesurfer con i loro
furgoncini mimetizzati, macchie di colore tra le dune, mute umide appese ai finestrini.
E poi fenicotteri, fenicotteri, fenicotteri. Ce ne sono tantissimi! Isolati, a
gruppi, a passi lenti sulle lunghe gambe magre e in volo. Affascinanti!
Scopriamo che
proprio per preservare questa oasi naturalistica, qui non si sparano botti. La
mezzanotte passa in un assoluto silenzio surreale. Mangiamo cotechino,
lenticchie e veneziana; gustiamo il vino di Var preso ieri in un negozietto di
prodotti locali e brindiamo sottovoce.
Il 2024 è arrivato in punta di piedi e aspetteremo di
tornare a casa per il classico “rito di capodanno” tra buoni propositi per
l’anno nuovo e gioie e dolori di quello passato: non sarebbe valido senza
Nadia!
Lo spirito
nostalgico da fine anno condiziona i nostri pensieri e l’1 gennaio, dopo
un’altra mattina di birdwatching, con tecniche e appostamenti sempre più
raffinati, lasciamo la Costa Azzurra in direzione Verdon per ripercorrere le
strade dei “bei vecchi tempi”.
Al Lac de
Sainte-Croix i ricordi riaffiorano e il turchese del lago ci incanta. Al Pont du
Galetas a Aiguines il lago si stringe e comincia il tratto più spettacolare del
fiume che scorre in fondo a profonde pareti a picco. Parcheggiamo lungo la riva nord delle
aspre gole del Verdon, all’altezza del paese di Rougon.
Da qui in 10 minuti di
cammino tra le rocce arriviamo al Punto Sublime (anche se qui a me sembra un pò
tutto sublime), quindi al Couloir Samson da dove parte il sentiero Martel
(speleologo che ha compiuto la prima discesa completa del Grand Canyon del
Verdon). Perdendo rapidamente quota il sentiero porta al livello del torrente e
prosegue attraverso una serie di tunnel scavati all’inizio del XX secolo, con
l’obiettivo (mai realizzato) di creare un canale in cui deviare il Verdon per
alimentare una centrale elettrica.
Nelle gallerie – al buio pesto – ci infradiciamo i piedi con continui inciampi nelle pozzanghere dal fondo fangoso, ma veniamo
ripagati da scorci affascinanti sulle gole viste dal basso, gli strapiombi sopra le
nostre teste, i riflessi azzurro-verdi dell’acqua scossa dalla corrente e i
grifoni che con i loro 2.80 m di apertura alare sfiorano le pareti rocciose per
poi tornare a sorvolare il Canyon.
I ricordi
esplodono.
"Davvero tu e il papà eravate qui quando tu avevi 26 anni?!?"
“Eh già, con la
maggiolina sul tetto dell’auto e poi a calarci proprio da questi anelli di sosta.”
Carlo fatica a
immaginarci così giovani e anche a me sembra un’altra vita..
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Gole del Verdon 1998 |
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La Palud-sur-Verdon 1998 |
Dormiamo all’area
sosta di Castellane dove, oltre alla possibilità di scarico WC e acque grigie,
c’è una boulangerie che ci permette indimenticabili colazioni a base di pain au
chocolat e chausson aux pommes.
Da La
Palud-sur-Verdon svoltiamo verso la Route de Cretes. Carlo e Daniele si danno
il cambio a guidare lungo la strada panoramica tortuosa che sale verso il punto
più alto, offrendo una vista incredibile sul fiume e sugli strapiombi. Passiamo una
serie di belvedere in cui sostiamo per ammirare il paesaggio: Belvedere de
Trescaire, Belvedere de la Carelle, Barres de l’Escales, Belvedere de la Dent
d’Aire...
Al Belvedere du Pas
de la Bau la strada d’inverno è chiusa. Parcheggiamo e proseguiamo a piedi,
raggiungendo ulteriori punti di osservazione sul canyon - Belvedere du Tilleul,
Belveder de la Gorge de Guegues, Belvedere del Glacieres – e infine il
Belvedere d’Eycharme, dove ancora una volta assistiamo allo spettacolo dei
Grifoni che volteggiano sopra le gole e le nostre teste.
Ci rimettiamo in
viaggio costeggiando il Verdon fino alle Alpi dell’Alta Provenza. A La Foux
D’Allos, villaggio tradizionale a 1.800m, nasce il Verdon: siamo alle porte del
Parco Nazionale del Marcanotur e avanziamo a piedi nella neve fino alle sorgenti del
Verdon e alle prime cascatelle parzialmente ghiacciate di questo torrente destinato
a scavare un burrone nel calcare fino a 700m di profondità.
Parcheggiando ben
lontano dagli impianti sciistici, la notte passa quieta e una nevicata improvvisa ci regala un paesaggio ancora più bianco, accompagnato da una giornata invece
primaverile. Sotto un sole decisamente tiepido seguiamo il sentiero ad anello
che da Allos attraversa la Foret de Vaccheresse per aprirsi su un ampio balcone
naturale sulla valle e tornare quindi al paese.
La strada verso
Nizza scorre serena; il lungomare presenta qualche rallentamento; passato il
confine cominciamo a buttare l’occhio alla ricerca di uno spiazzo per la notte.
Ricordavamo un campeggio a Sanremo dove ci eravamo trovati bene: tutto pieno. Si
ripresenta lo scenario della Costa Azzurra: campeggi pieni e poche, pochissime aree sosta,
squallidamente gremite.
Ad Imperia rinunciamo e svoltiamo verso l’entroterra:
al Colle di Nava troviamo non solo un comfortevole slargo proprio in cima al
passo, ma anche una squisita pizzeria (Pizzeria Ai Forti): accogliente ambiente
montano con pareti e soffitto in legno, caminetto (acceso), impasti con farine
speciali e personale molto gentile. Una bella scoperta!
Carlo si presenta
a cena in jeans neri e maglioncino stiloso con scollo a V.
“Come mai ti sei
portato vestiti così eleganti?!” (in camper, ma anche a casa a dire il vero,
vive in tuta e pantaloni da trekking).
“Mi avevate detto
che avremmo passato un capodanno da noblesse oblige a Saint Tropez...”
Dormiamo, sazi di
panorami e mozzarella di bufata, cullati dalla pioggia e facciamo gli utlimi
km sotto un leggero nevischio. Nadia ci accoglie a casa con il tabellone del
gioco di capodanno pronto; noi ricambiamo con la “calza” della befana consegnata
anche a lei sul camper dalla sbadata vecchietta, che fatica a rassegnarsi ai figli che crescono.
Formage Raclette, confiture d'abricots de Provence et chocolat noir. Gli ingredienti per cominciare l'anno ci sono tutti.
Buon 2024!
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