DIARIO DI VIAGGIO IN CAMPER IN VAL D'AOSTA:
WEEKEND DI MOUNTAIN BIKE (e non solo) IN VAL SAINT BARTHELEMY
Domenica sera
dobbiamo lasciare Carlo all'ostello di Saint Barthélemy per una settimana di
campus estivo. "È l'ultimo weekend insieme tutti e quattro! Bisogna
festeggiare!" Oltretutto a Milano ci sono 38 gradi. Motivo in più per far
rotta verso il fresco. Venerdì sera impegni lavorativi ci trattengono fino
all'ora di cena. Saliti sul camper ci rendiamo conto di avere già fame e la
prima sosta è a 5 km da casa nel parcheggio di McDonalds! Arriviamo a Saint
Barthélemy con il buio e ci sistemiamo per la notte nell'area pic-nic di
Porliod.
Il risveglio con il sole e la cornice di montagne è uno spettacolo: nell'oscurità non ci eravamo resi conto della bellezza di questa valle. Inforchiamo le bici, ansiosi di collaudare il nostro nuovo acquisto: pantaloncini tecnici da ciclisti per tutti!
La pista da fondo, che parte
direttamente dall'area pic nic di Porliod, in estate si trasforma in chilometri
e chilometri di sali-scendi per mountain bike tra boschi, torrenti e malghe.
Con la go-pro fissata sul manubrio immortaliamo la fuga di una lepre. La
temperatura è perfetta, i prati un giardino fiorito e i rifugi tutti aperti. Il
primo caffè è all'Osteria del Passet, il secondo al Rifugio Magià e per pranzo,
dopo 20 km e 578 m di dislivello (!!) siamo di nuovo con le gambe sotto il
tavolo all'Osteria del Passet perchè "E' l'ultimo weekend insieme tutti e
quattro! Bisogna festeggiare!"
Nonostante i pantaloncini imbottiti, la strada per diventare ciclisti per noi è ancora lunga: con gambe e chiappe dolenti, fissiamo le mountain bike sul porta-bici e decidiamo che domani si andrà a piedi.
Domenica mattina il cielo è coperto.
Proseguiamo ancora qualche passo verso un laghetto alpino ed estraggo i panini per il pranzo al sacco... IL panino. Vista la pioggia ero convinta che saremmo finiti a mangiare in
rifugio e sono stata molto parca con il vitto.
Il suo senso dell'orientamento per me è un mistero. Non è mai stato in questa valle (ma nell'adiacente Valtournenche sì) e riconosce tutte le cime, ci indica la direzione che porta al Reboulaz, spiega dove passa l'Alta Via n.1 e come si potrebbe arrivare al Tsan da qui. Se non fosse mio figlio, non gli crederei. Di fatto ci azzecca quasi sempre.
Consegniamo Carlo
agli educatori del WWF, sbirciamo nella camerata con 10 letti a castello, dove
dormirà fino a domenica prossima, e telefoniamo alla nonna per informazioni
meteo su Milano: "Ha piovuto! L'aria si è rinfrescata. Potete
tornare!"
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