DIARIO DI VIAGGIO IN CAMPER NELLE ALPI OROBIE AL PIZZO TRE SIGNORI:
RIGENERANTE, TERAPUETICA MONTAGNA
Giugno: ancora sabato, ancora sole, ancora la fortuna di
un weekend in camper.
La strada è breve, direzione Val Brembana, Alpi Orobie. L’idea è di dormire al rifugio
Grassi per salire domani al Pizzo Tre Signori, ma arrivati a Valtorta ci
imbattiamo nella latteria sociale.
Un’abbuffata di formaggi locali e pansotti
(al burro fuso..) ci stende: caschiamo in catalessi sulle rive del torrente
fino al tardo pomeriggio.
Quando risorgiamo dalle fatiche digestive è ormai tardi per la passeggiata. Invece che al rifugio, si dorme all’incantevole area sosta di Valtorta e domenica siamo in tempo per riprovarci. Sveglia presto, la giornata è stupenda, il clima perfetto, gli zaini pieni. In un paio d’ore siamo al Grassi.
Si prosegue lungo i prati: la vetta sempre più vicina, gli
stambecchi sempre più numerosi, le nuvole sempre più fitte.
Passiamo il ceppo che indica il vecchio confine tra lo Stato di Milano e quello Veneto: Pizzo "Tre Signori" proprio in quanto un tempo intersezione tra il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia e la Repubblica Elvetica.

Arrivati alle rocce finali, per un attimo guardiamo perplessi il muro che ai nostri occhi appare liscio e verticale, ma i bollini rossi e bianchi del sentiero portano in realtà in un’ampia fessura - un colatoio di ghiaccio e neve - nella quale si sale agevolmente per sbucare poi in parete solo per gli ultimi metri.
L’ambiente, i nevai e le corde fisse ci fanno comunque sentire quasi alpinisti e per le 11:30 tocchiamo felici e orgogliosi la croce della vetta (2.500m).
Un
panino e qualche foto e scendiamo dall’altro versante, sempre tra nevai e corde
fisse, verso il Lago d’Inferno e la Bocchetta Piazzocco.
Una traversata a mezza costa ci ricollega al sentiero che porta al rifugio Grassi e da lì al camper seguendo la pista da sci.

L’area sosta è rimasta tranquilla e silenziosa nonostante sia una bellissima domenica estiva e il cielo si è di nuovo rischiarato. Le sdraio meritano di vedere la luce, dopo tanti mesi nella bagagliera, e noi di prendere ancora un po’ di quest'aria buona prima di tornare all’afa milanese.
Rigenerante, terapeutica montagna.
Quando risorgiamo dalle fatiche digestive è ormai tardi per la passeggiata. Invece che al rifugio, si dorme all’incantevole area sosta di Valtorta e domenica siamo in tempo per riprovarci. Sveglia presto, la giornata è stupenda, il clima perfetto, gli zaini pieni. In un paio d’ore siamo al Grassi.
Passiamo il ceppo che indica il vecchio confine tra lo Stato di Milano e quello Veneto: Pizzo "Tre Signori" proprio in quanto un tempo intersezione tra il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia e la Repubblica Elvetica.
Arrivati alle rocce finali, per un attimo guardiamo perplessi il muro che ai nostri occhi appare liscio e verticale, ma i bollini rossi e bianchi del sentiero portano in realtà in un’ampia fessura - un colatoio di ghiaccio e neve - nella quale si sale agevolmente per sbucare poi in parete solo per gli ultimi metri.
L’ambiente, i nevai e le corde fisse ci fanno comunque sentire quasi alpinisti e per le 11:30 tocchiamo felici e orgogliosi la croce della vetta (2.500m).
Una traversata a mezza costa ci ricollega al sentiero che porta al rifugio Grassi e da lì al camper seguendo la pista da sci.
L’area sosta è rimasta tranquilla e silenziosa nonostante sia una bellissima domenica estiva e il cielo si è di nuovo rischiarato. Le sdraio meritano di vedere la luce, dopo tanti mesi nella bagagliera, e noi di prendere ancora un po’ di quest'aria buona prima di tornare all’afa milanese.
Rigenerante, terapeutica montagna.
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