DIARI DI VIAGGIO IN CAMPER

I NOSTRI DIARI DI VIAGGIO IN CAMPER

Tra strade sconnesse e natura alla riscossa, sogniamo i nomadi, inseguiamo le renne e cavalchiamo le onde. Una doccia sotto le stelle, l'immensità da contemplare e la bussola puntata verso le emozioni per non perdere la retta via.

lunedì 16 marzo 2020

DOLOMITI VAL PUSTERIA - FEBBRAIO 2020


DIARIO DI VIAGGIO IN CAMPER PER CARNEVALE NELLE DOLOMITI
VAL PUSTERIA:

29 FEBBRAIO, LA FAVOLA CONTINUA



È un anno bisestile, si sta avvicinando il quarto vero compleanno di Carlo. 
Vogliamo fare qualcosa di speciale. 



Mercoledì lasciamo una Milano surrealmente tranquilla, e pensare che è carnevale. Se non fosse per la sua motivazione drammatica, vivere a Milano in questi giorni sarebbe meraviglioso. Niente traffico, figli a casa, lo stress da compiti e compiti in classe momentaneamente accantonato, nessuno da andare a recuperare a notte fonda all’uscita di una discoteca, la sera insieme sul divano a guardare un film.

La strada per la Val Pusteria è particolarmente scorrevole e per sera siamo nella piazza centrale di San Candido ad ammirare il tramonto e pensare alla gita di domani, ma Daniele viene colto da improvviso lancinante mal di schiena. Cerotti e voltaren fanno poco, il materassino del camper non aiuta.

Avremmo voluto salire al Locatelli con le ciaspole. È fuori discussione. Dobbiamo ridimensionare i programmi. I ragazzi sono visibilmente delusi. C’è pericolo valanghe moderato, da soli non li lasciamo andare. 
Spiego che “L’arte da imparare in questa vita non è quella di essere invincibili e perfetti, ma quella di saper essere invincibilmente fragili e imperfetti”. (D’Avenia)
“Sì, mamma lo sapevamo già che siete vecchi e stanchi.”


Abbiamo lasciato a casa gli sci da discesa, è una settimana che evitiamo le palestre per paura dei contagi, non vogliamo certo infilarci nelle ovovie o nei bar affollati degli impianti.

Val Fiscalina con sci di fondo

I ragazzi prendono gli sci da fondo, contenti di non doverci aspettare, e si allontanano lungo la pista in fondovalle che dal paese li porta a Sesto, per poi svoltare nella splendida Val Fiscalina. Una leggera salita (400m di dislivello e 25 km), in uno dei paesaggi più suggestivi delle Dolomiti, immersi nel Parco Naturale delle Tre Cime, con un gruppo di daini ai margini del bosco a completare il quadro.


Noi restiamo con i nostri pensieri. “Da che ci si sentiva insostituibili e unici, ci si sorprende sostituibili e forse non necessari alla grande orchestra della storia. La fragilità prima vissuta come fame di infinito che riscatta il limite, adesso diventa tentazione di accettare di essere soltanto limite. Eroismo ed erotismo sono minacciate da tante piccole morti, e maturità è attraversare questo deserto di speranze disattese.” (D’Avenia)
Io continuo a leggere, Daniele si rigira nel dolore.

La morte mi spaventava? Non già come morte, ma come annullatrice di tutta la bella aspettativa passata” (Leopardi). Mente e corpo sono un tutt'uno. Il malessere si espande. C’è chi dice che per rasserenarsi bisogna azzittire l’emisfero sinistro, ma il mio emisfero sinistro funziona decisamente meglio del destro. Se lo azzero, cosa mi resta? Lasciamo che cuore e cervello si parlino. “Il mondo che riusciamo a vedere dipende dalla cura che abbiamo dei nostri sensi. Ma se questi filtri sono inadeguati, per poco uso o per troppo uso di uno rispetto ad altri, che mondo entra nel nostro cuore e nella nostra testa?” (D’Avenia) 
Il cuore, a caccia di bellezza, qui trova terreno fertile per diventare caldo, caldissimo e piano piano scalda la mente fredda, freddissima. Siamo nel posto ideale perché questo incantesimo si possa compiere. La natura è “l’arte buona, capace di fare il massaggio cardiaco agli elementi di magia che ancora resistono e luccicano”. 
Passeggiamo per San Candido, la luce delle vette riempie gli occhi, i raggi del sole intiepidiscono la pelle, il soffio del vento libera le orecchie, l’infinito buono, quello che non opprime, quello oltre la siepe dove il naufragare è dolce, calma l’inquietudine e tutto passa. Chissà cos’è stato.


“Inutile controllare se tutto entra nella cornice, se tutto rimane nel cerchio. A volte capita qualcosa che capita”. (Un prezioso amico saggio)
Senza la “palla al piede” dei vecchietti, i ragazzi per le tre del pomeriggio sono già di rientro. Merenda e via. Studiamo la cartina alla ricerca di una passeggiata adatta alla convalescenza fisica e mentale. 

Ci spostiamo per la notte al Passo Monte Croce e al mattino, zaini leggeri e senza fretta, ci avviamo lungo il sentiero verso il Rifugio Tre Scarperi, segnalato tra i suggerimenti su “Cosa fare in Val Pusteria con i bimbi se non si scia”. 
Ignoriamo le provocazioni dei ragazzi: “Dal Locatelli alla passeggiata per bimbi..” Capiranno anche loro un giorno il senso della vita.


 


La giornata è così tiepida da poter mangiare sui tavolini all’aperto; vino, canederli, uova speck e patate, hanno il saporito gusto della montagna; il rifugio una vista che alleggerisce i pensieri.
Rifugio Tre ScarperiRifugio Tre Scarperi

Rifugio Tre Scarperi
Scarsissimi turisti (ci ha raggiunto nel frattempo la notizia che le scuole resteranno chiuse un’altra settimana) e impossibilità a grandi imprese, ci fanno tornare la voglia di ritentare il Lago di Braies, dopo il fallimento estivo per via della folla. Potrebbe essere la volta buona per riuscire a godercelo. 


Lago di Braies invernale di notteUn paio d’ore e siamo parcheggiati nel grande spiazzo in riva al lago: gli unici nell’intero piazzale! Immensità delle montagne e vastità del cielo ci incantano nel buio della notte e sabato mattina arriva il grande giorno.
E' il 29 febbraio! 
Annoio il mio “bambino” raccontando per l’ennesima volta ogni istante di quella meravigliosa domenica di carnevale, la mattina del 29 febbraio 2004, quando un piccolo budda, subito soprannominato “cuor contento” dallo zio, ha avuto la splendida idea di piombare nella nostra vita con tutta la sua generosa gioia. 
Lago di Braies d'inverno
Lago di Braies d'inverno


Il lago è completamente ghiacciato e ci inoltriamo al centro della distesa bianca per spegnere in maniera indimenticabile le 4 candeline su una fetta di strudel.

Smaltiamo gli zuccheri avviandoci, lungo tracce sempre meno visibili, alla Käseralm, un bivacco molto spartano, ma dalla vista sorprendente. 
Baita Käseralm Baita Käseralm Baita Käseralm

Il libro del bivacco riporta come ultime firme quelle di escursionisti passati ad ottobre. Ecco perché si perdevano spesso le tracce.. Evidentemente non è una meta ambita, eppure è un posticino singolarmente bucolico e incontaminato. 


Nel pomeriggio ci resta il tempo per circumnavigare il fiabesco lago ghiacciato, sentendoci “A un passo dal cielo”. 
Lago di Braies d'inverno Lago di Braies d'inverno
Lago di Braies d'inverno
Avremmo una voglia matta di restare a girare senza meta e senza tempo per queste Dolomiti, che ancora una volta sono state capaci di curare gli acciacchi dell’anima e del corpo, sfruttando la singolare chiusura delle scuole, ma il dovere ci richiama a Milano. 
Se fossimo capaci di azzerare l’emisfero sinistro, forse sapremmo fermarci qui, chissà. Per questa volta torniamo.
Lago di Braies d'inverno

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