UNA SETTIMANA DI EMOZIONI ED ARIA FRESCA TRA BAVIERA E TIROLO:
dai laghi alpini alla vetta dello Zugspitze
Il 24 giugno Nadia torna a Milano dopo aver trascorso un semestre a Vienna, il 26 dà l’ultimo esame ed il 28 sera è già sul treno notturno per rientrare a Vienna.
Con un’amica carica tenda e sacchi a pelo sulle bici e pedala lungo Danubio ed Inn fino in Svizzera (800km). L’amica la saluta e prosegue in treno verso Bern. Nadia resta sola nella sua tendina a Scuol, ma Carlo, libero dalla maturità, prende bici, bagagli, fornelletto e stoviglie e la raggiunge.
Partono per una decina di giorni lungo la Alpinebike n.1. Vagano tra passi e laghi alpini, dormono sotto le stelle, si nutrono di liofilizzati, accumulano 360km e soprattutto 10.500m D+ e ricompaiono a casa una sera di metà luglio. Nadia aggiunge corda, imbrago e rinvii, oltre alla costante fissa di tenda e saccopelo, sul portapacchi della bici, per un giro di “bike & climb” tra Verdon e Provenza, tutto rigorosamente “by fair means” come piace a questa generazione green. A fine luglio avrà totalizzato in un solo mese di vagabondaggio 1.600km e 22.000m D+ in mountain bike.
Carlo intanto sale su un treno diretto nei Pirenei dove si unisce ad amici
svizzeri e belga per un trekking in tenda, discesa in kayak della Garonna e arrampicate
in falesia. Tornerà dimagrito. Ogni tanto ci arriva qualche sms, con
parsimonia, ma si sa, in montagna spesso non prende bene. Rientrata dalla Francia, Nadia si sposta in Val di Mello, Carlo in officina a lavorare.
Ma un bel giorno
eccoli entrambi liberi!
Venerdì 11 agosto
si parte! Mentre io e Daniele siamo ancora al lavoro, Carlo carica il camper e
Nadia prepara una torta ai fichi per il viaggio. Neanche mi accorgo dei preparativi!
Una partenza di lusso. Mi fido ciecamente: sono orami molto più pratici loro
in merito all’attrezzatura necessaria. Pochi km serali e ci fermiamo a dormire
appena prima della frontiera di Chiavenna.
Al risveglio apprezziamo profondamente la colazione con torta casalinga gustata in riva al lago e apprezziamo soprattutto Nadia, che con una dote rara incastra gentilezze nelle sue pienissime giornate e le dona a noi. Facciamo quattro passi per un ultimo caffè italiano e ci avviamo verso la Germania. Raggiunta Garmisch-Partenkirchen (idealmente la nostra meta), località alpina bavarese, scopriamo strade trafficatissime, una città affollata, densamente costruita, aree di sosta su distese di cemento al sole con 30 gradi senza ombra. Telefoniamo ai campeggi in zona: “fully booked”. Un attimo di smarrimento e facciamo inversione.
Aggiriamo i
monti del Wetterstein, tornando in Austria dove, nel minuscolo paesino tirolese
di Biberwier troviamo un campeggino spartano (AlpenCamp Marienberg), ordinato e
silenzioso, con vista sullo stesso Zugspitze, la vetta più alta della
Germania, che avremmo ammirato da Garmisch, solo da un versante diverso.
“Carlo, ti
abbiamo rovinato i piani? Avevi già pensato a gite da fare a Garmisch?”
“No, non avevo
studiato ancora nulla perché tanto non mi fido dei vostri programmi.”
Rassicurati
dalla disponibilità all’improvvisazione, recuperiamo informazioni e cartine
escursionistiche all’ufficio turistico, scopriamo cosa ci offre il supermercato
locale e ammiriamo il tramonto. Possiamo cominciare a studiare la zona.
Ci rendiamo conto che ci tocca tornare a Garmisch dopo tutto. Ci sarà pure un motivo se è cosi famoso!
Dal paese parte
un percorso molto scenografico lungo la gola di Partnach (Partnachklamm). Si
cammina nel canyon formato dall’omonimo torrente, rifrescati dall’acqua
turbolenta che ci scorre accanto e che cade dall’alto lungo le pareti di
roccia, armoniosamente scolpite.
Arrivati al termine della passerella turistica nella gola, scegliamo di proseguire lungo il sentiero che pian piano sale nella valle Reintal. Il dislivello è modesto, il sentiero si innalza gradualmente, ma lo sviluppo infinito. Passiamo il rifugio Bock e proseguiamo al Rifugio Reintalager, dove ci accasciamo sul prato in riva al torrente con una birra fresca in mano.
Siamo in Baviera: la
birra costa come l’acqua. Il paesaggio è splendido, le vette alte di fronte a
noi, il torrente trasparente e freschissimo si snoda sinuoso nel bosco. Godiamo
di tutto questo prima di affrontare gli infiniti km del ritorno. Solo 957m D+,
ma 32 km...quasi una maratona, e li sento tutti.
Torniamo all’AlpenCamp
per una notte rinfrescata da un violento temporale e una giornata un po’ grigia
trascorsa a rilassarci tra sdraio e veranda, quattro passi al vicino Weißensee,
due bracciate nel Blindsee e la ricerca di silicone per sistemare
un’infiltrazione dall’oblò posteriore di cui ci siamo accorti durante il
temporale notturno.
A Ferragosto vorremmo
evitare rifugi e folla. Seguiamo le indicazioni di Nadia per una falesia con
breve avvicinamento appena fuori Ehrwald e più che arrampicare osserviamo e
fotografiamo i ragazzi che si inerpicano divertiti tra rocce e tetti.
Sono due giorni
che la vetta dello Zugspitze ci insegue ovunque andiamo. Incombe su di noi da
qualunque prospettiva, giriamo a sinistra e sbuca dietro l’ovovia, svoltiamo a
destra ed eccola che sovrasta il confine del bosco, scolliniamo ma lei è
sempre lì che domina il paesaggio.
Ripensiamo alle nostre "conquiste" delle vette più alte di vari paesi:
- 2017 monte Olimpo: monte sacro e tetto della Grecia.
- 2018 Ben Nevis: vetta più alta della Scozia e di tutte le isole britanniche.
- 2020 Monte Triglav: altro monte sacro e montagna più elevata della Slovenia.
- 2022 il Galdhøpiggen: la cima più alta della catena del Jotunheimen e della Norvegia, nonché di tutto il Nord Europa.
- 2022 il Møllehøj: altura di ben 170m slm, eppure con il rispettabile primato di punto naturale più elevato della Danimarca.
Ci sembra una
bella occasione essere qui e poter tentare la salita alla montagna più alta
della Germania. Salita che, volendo, sarebbe davvero semplice: ben due funivie
ed un trenino a cremagliera portano agevolmente i turisti fino a 200m dalla
vetta, dove un’imponente piattaforma panoramica ospita bar, ristoranti e musei.
Il legame tra
emozione e memoria è ormai noto e pare scientificamente dimostrato che gli
eventi associati a stimoli “negativi” (sofferenza, ansia..) siano spesso
ricordati con maggior nitidezza. "Sai quanta sofferenza in più se saliamo a
piedi! Garantito che questa giornata te la ricordi per sempre!"

Carlo e Nadia,
instancabili, preparano lo zaino per il giorno seguente: da Ehrwald fanno la
Seberner Wasserfall Klettersteig, via ferrata che affianca la cascata, portando
alla suggestiva valle Gaistalpiana con l’idilliaco Sebensee attorniato dalle
vette tirolesi.
Io e Daniele prendiamo le due seggiovie che dal campeggio conducono alla piana di Marienberg. Ci sdraiamo al sole tra mucche e pecore, facciamo merenda con strudel e birra ai tavolini all’aperto della baita Sunnalm e ammiriamo la valle.
Si avvicina velocemente la fine della settimana. Carlo espone con entusiasmo il giro in bici dello Zugspitze, più precisamente dell’intero gruppo montuoso del Wetterstein. Circa 90km e quasi 2.000m di dislivello.
E’ sabato. Salutiamo Biberwier e facciamo giusto qualche centinaio di km per una sosta a Scuol. Ormai siamo affezionati a questo campeggio.
E’ già la terza volta che ci passiamo questa estate e ne siamo sempre più attratti: incantevole, ordinato, silenzioso, armonioso, tipicamente svizzero. Pensavamo di chiudere la vacanza con una giornata alle terme ma anche qui ci sono quasi 30 gradi!
Con queste temperature ci viene più voglia di piscina che di sauna, per cui il pomeriggio passa a mollo con i ritmi lenti delle più tipiche giornate estive. Ceniamo all’aperto, guardiamo le stelle (ma solo Daniele ne vede un paio cadenti), dormiamo di sasso fino alle 8 passate e giunge davvero l’ora di tornare, dopo una sola settimana di ferie ma un’abbondanza di emozioni.
Nel primo
pomeriggio siamo a casa ad affrontare la vera fatica: scaricare e pulire
il camper con i 38 soffocanti gradi di Milano.
Accumulo in bagno
i vestiti da lavare e i ragazzi sistemano sul balcone l’attrezzatura.
“Be’ inutile
lavare zaini e scarponi, tanto domani ripartiamo.”
“Ripartite?”
“Sì, fa troppo
caldo qui. Domani io e la Nadia andiamo in Val d’Aosta per
qualche via, qualche bivacco.”
“Quando tornate?”
“Boh, tra una
settimana? 10 giorni? Vi facciamo sapere, comunque sicuramente entro il 30
agosto, perché il 31 vado al Frasassi climbing festival” ci rassicura Nadia.
Divertitevi amori
miei. Noi attendiamo speranzosi la congiunzione astrale favorevole per
rivedervi, felici di aver vissuto queste dense giornate insieme.
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