SCONFINATI ORIZZONTI BIANCHI:
S. AMBROGIO IN VAL FORMAZZA
Daniele ha montato una nuova piastra girevole sotto al sedile di guida e cambiato le tasche portaoggetti a soffitto in cabina, che si erano afflosciate nel corso di 10 anni e 140.000 km di emozioni in viaggio. Il lungo ponte di S. Ambrogio ci offre l’occasione perfetta per collaudare il restyling. Come sempre scartiamo le mete che temiamo troppo gettonate, rinunciando quindi ai comprensori sciistici importanti; lasciamo da parte a malincuore Veneto, Alto Adige e Friuli per via della situazione Covid in peggioramento; esclusa l’Austria per lo stesso motivo, la cerchia si restringe. Facciamo Ambaraba’-Cicci’-Cocco’ tra Cogne, Scuol e Riale e la scelta cade infine sulla Val Formazza!
I mercatini di Natale, allestiti nella piazza del comune della frazione di Ponte in Formazza, ci sembrano un’ottima prima tappa. Giriamo tra le bancarelle, bevendo vin brûlé e scaldandoci al fuoco, in piena magica atmosfera natalizia. Viste le strade imbiancate e le giornate corte, decidiamo di fermarci a Ponte per la notte.
Troviamo uno slargo ampio e pianeggiante appena prima del paese e il buio e lungo sabato sera passato a bordo ci permette di testare la comodità del posto in più ricavato in cabina. Funziona alla perfezione! Girando i sedili uno in faccia all’altro si possono allungare le gambe e anche scaldarsi reciprocamente i piedi sotto il sedere. Accessorio approvato.
Domenica mattina splende il sole. Montiamo le catene per superare senza preoccupazioni i tornanti innevati e ghiacciati che costeggiano le cascate del Toce e in poco tempo siamo a Riale.
Ci godiamo la giornata con una passeggiata, lungo comoda mulattiera, al Rifugio Maria Luisa.
Il paese visto dall’alto, con quella chiesetta arroccata sull’altura, le case in stile alpino con i tetti bianchi e la cornice di montagne che scendono verso il lago creato dalla diga di Morasco, è un vero gioiellino.
Passato il Maria Luisa, proseguiamo fino al Lago del Toggia, gustiamo sole e barrette e rientriamo a scaldarci sul camper.
Ci siamo nel
frattempo resi conto che a Riale non ci sono negozi di alimentari e diamo fondo
alle poche scorte portate da casa. Verso in un pentolino due confezioni di “preparato per purè istantaneo”.
“Vuoi aggiungere
un po’ di burro?”
“No, non serve. La
confezione non lo indica”
Carlo esclama
comunque di gioia: è buonissimo!
“Se la mia nonna
Rosetta avesse visto un purè del genere te lo avrebbe tirato dietro” commenta
invece Daniele.
“Perché’? Lei lo
faceva anche con il burro?” chiedono i ragazzi.
“Lo faceva
addirittura con le PATATE!!”
Probabilmente non
andava in camper …in ogni caso non raccolgo la provocazione e la serata
prosegue serena passeggiando tra splendide viuzze antiche, lampioni accesi,
fontane di legno e cieli stellati. Sembra di camminare per le vie di un
presepe.
Lunedì mattina il parcheggio del centro fondo è deserto! Forse non tutti possono permettersi un lunedì tra la neve ...o magari preferiscono altre destinazioni. Ci sembra il giorno ideale per lo sci di fondo.
Scivoliamo e sgambettiamo lungo il torrente nel fondovalle, passiamo la chiesa, risaliamo verso la diga, ci lanciamo in una discesa “nera” e torniamo alla partenza. Mentre io e Daniele facciamo un paio di giri, ammirando il panorama e fermandoci al bar a bere un caffè, i ragazzi ci doppiano più volte con facilità. È la vita.
Nell’ultimo tratto, con il sole ormai nascosto dietro le
vette e il vento che si è alzato, l’aria si fa parecchio pungente. Ci rifugiamo
in camper. Ravanando nella dispensa recuperiamo le ultime provviste: una
minestra pronta per me e Nadia e una scatoletta di carne Simmenthal
fraternamente condivisa tra Carlo e Daniele. Fanno egregiamente il loro dovere
riscaldante-nutriente, ma concordiamo che per cena si scende a cercare una
pizzeria!
A Ponte troviamo non solo una pizzeria, ma anche il negozio di prodotti tipici che cercavamo! Facciamo il pieno di salumi e formaggi locali, Bettelmatt, Ossolano, ricotta naturale... yoghurt artigianali, burro di montagna... siamo felici.
Ci svegliamo martedì sotto la neve fresca caduta nella notte. Il paesaggio è più natalizio che mai. Risaliamo a Canza, da dove parte l’escursione per il Rifugio Miriam. Daniele, con notevole abilità, infila il camper in uno spiazzetto a lato strada, con incastro perfetto tra i bidoni della spazzatura, un cumulo di neve e la fermata dell’autobus, attento a non intralciare eventuali manovre. Riteniamo che meglio di così non lo si possa mettere e ci avviamo a piedi. Avremmo preso volentieri la seggiovia Sagersboden per risparmiare dislivello, ma purtroppo è chiusa.
Ci incamminiamo quindi dal paese lungo l’ampia mulattiera ben segnata che porta alla stazione a monte. Il sentiero prosegue poi, sempre meno battuto e con neve sempre più abbondante, verso il Rifugio Miriam. Lasciando il Miriam sulla sinistra, infilate ghette e ramponi, seguiamo l’indicazione per il lago Vannino.
Le imponenti vette bianche e la completa solitudine ci danno un'appagante sensazione di avventura.
Dopo l’ultima salita verso il Rifugio Margaroli (2200m) la vista si apre improvvisamente sullo spettacolare ghiacciato Lago Vannino e sui pianori e le suggestive cime che lo circondano.
Carlo ci accoglie
con baci e abbracci. Nadia ci attende con macchina fotografica in mano per
immortalare il nostro arrivo. Ci stavano aspettando ormai da una buona mezz’ora.
“Però siamo contenti che siate venuti”, ci rassicurano.
Lasciamo che la vista spazi lentamente per questi luoghi incantanti.
Sul camper ci dilunghiamo in un delizioso aperitivo a base di pane, vino e formaggio, seguito da spensierata pennichella pomeridiana.
Incamerati i
ritmi lenti e saggi della montagna, ci avviamo infine verso Milano.
“Io vado piano,
eh” avverte Daniele.
Sì, bravo, vai
piano, così ammiriamo ancora un po’ quella falce di luna che brilla sopra la
sagoma degli alberi.
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