DIARIO DI VIAGGIO IN CAMPER NELLE ALPI DA OVEST AD EST, ATTRAVERSO SVIZZERA, ITALIA E SLOVENIA
DIARIO DI VIAGGIO IN CAMPER NELLE ALPI DA OVEST AD EST, ATTRAVERSO SVIZZERA, ITALIA E SLOVENIA
2.215 km
23 giorni
La
strana estate Covid suggerisce prudenza e rende più azzeccata che mai la nostra
“meta per eccellenza”: montagna in camper!
SVIZZERA
– GRINDELWALD
Ripresa la via ci aspetta la splendida strada che si snoda tra tornanti e ghiacciai verso il Sustenpass, offerndo innumerevoli punti panoramici ideali per una sosta.
Arrivati
nell’idilliaco campeggio di Grindelwald (Eigernordwand Camp) con un’impareggiabile
vista sulla parete nord dell’Eiger, servizi ottimi, corde e scarponi fuori da
ogni furgoncino, tenda e roulotte, lo spirito della montagna ci accoglie e gli
affanni del mondo sono già un lontano ricordo.
Lunedì mattina purtroppo,
piove. Indossati i gusci, ci incamminiamo verso le Gletscherschlucht,
profonde gole scavate dal ghiacciaio.
Un comodo sentiero permette di entrare nel cuore di queste gole, tra gallerie e passerelle sospese, persino in bilico su una traballante rete tesa sopra il canyon, per lasciarsi avvolgere, ad un passo dal torrente, dalla potenza dell’acqua di disgelo, che nel corso di millenni ha scavato questa opera d’arte.
Cascate, vortici e correnti impetuose esprimono, con schizzi gelati e assordante frastuono, tutta l’impressionante forza della natura.
Continua a piovere, l’Eiger è avvolto nelle nuvole, la parete nord coperta dalla neve caduta nella notte, l’aria tanto frizzante da dover mettere il piumino per andare a lavare i piatti. Facciamo i turisti: ci spostiamo in camper ad Interlaken, visitiamo Thun passeggiando lentamente per la pittoresca città vecchia medievale, saliamo al castello per ammirare la (grigia) vista del lago dall’alto e ci perdiamo tra i giardini fioriti.
Tornati ad Interlaken, deviamo verso Lauterbrunnen, gioiellino alpino scelto dalla Lonely
Planet per la foto di copertina, adagiato in una valle circondata da pareti
dalle quali sgorgano fragorose cascate ovunque (per la precisione, 72 cascate). Da ogni fessura nella roccia sembra uscire acqua, viva, bianca, vorticosa, infinita.
Mercoledì
mattina il
cielo è terso! L’azzurro ci abbraccia. L’Eiger si mostra in tutto il suo
splendore. Partiamo a piedi dal campeggio per la prima vera gita: da
Grindelwald ci dirigiamo al rifugio Bäregghütte, oltrepassandolo poi
fino ad avvicinarci ai due ghiacciai. L’Unterer Grindelwaldgletscher e
l’Unteres Eismeer, un tempo uniti, ora formano due lingue spettacolari che
sembrano scivolare possenti nelle valli rocciose.
Enormi crepacci urlano tutta
la forza del ghiaccio, lasciandosi però ammirare mansueti a distanza.
Improvvisi scorci, che si aprono lungo il cammino, ci fanno sentire circondati
da pareti Himalayane, per quanto enormi e bianche appaiono. Il primo rosso
tramonto sull’Eiger ci dà la buonanotte.
Per
bilanciare la rigidità del versante nord, giovedì decidiamo di esplorare il
versante sud della valle: in sella alle bici, pedaliamo con fatica da
Grindelwald fino al Grosse Scheidegg (strada asfaltata, pendenza
tollerabile, 10%, ma costante per 1000m di dislivello).
Arrivo al Berghotel
Grosse Scheidegg già provata e da qui comincia un sali scendi su sterrato fino
a First (altri 300m di dislivello) con tratti che mi costringono qua e là a
spingere la bici a mano.
Io e Daniele raggiungiamo First più di un’ora dopo i
figli, ma Carlo sembra comunque impressionato favorevolmente: “Bravi! Siete
arrivati! C’erano dei punti in cui pensavo: se la mamma e il papà ce la fanno
sono forti però!” Rincuorati da questo inaspettato stroke positivo, beviamo una
birra, ammiriamo il panorama - First è una vera balconata sull’Eiger e
il cielo di oggi esalta ancora di più lo spettacolo – e troviamo la forza di
arrancare per gli ultimi 150m di dislivello che ci portano al lago Bachalp.
Arriva l’ora di tirare fuori dal gavone l’attrezzatura
da arrampicata. Il trenino a cremagliera ci porta comodamente e
panoramicamente da Grindelwald a Kleine Scheidegg.
Dopo una breve camminata
siamo al favoloso Fallbodensee, con vette innevate che si specchiano
nell’acqua turchese creando giochi di luci e riflessi magnifici. Ripreso il
cammino, in breve siamo all’attacco della ferrata Eiger-Rotstock, che si
inerpica vertiginosa (ma in sicurezza) nell’ambiente da parete nord.
La vetta
offre una strepitosa vista sul ghiacciaio dell’Eiger, sulla Jungfrau e sul Mönch,
che mai avremmo immaginato potessero essere così a portata di mano.
Non ancora
sazi di panorami da sogno, per il ritorno scegliamo di precorrere l’Eiger
Trail, che costeggia la parete nord dell’Eiger fino alla stazione di
Alpingen, da dove riprendiamo il treno per rientrare a Grindelwald. Giornata
divina.
SVIZZERA
– PARCO NAZIONALE SVIZZERO
Domenica
mattina ci
rendiamo conto che abbiamo già trascorso 7 notti all’Eigernordwand Camp. Non
era mai, proprio mai, successo che ci fermassimo così a lungo in uno stesso
posto! È indicativo di quanto incantevole sia questo luogo, ma adoriamo il
camper per vagare, per cui, fedeli al nostro “credo”, riponiamo tavolo e sedie
e riaccendiamo il motore.
Vista la giornata di nuovo spettacolare, scegliamo
una strada secondaria, molto secondaria, stretta e tortuosa che si srotola su e
giù, un tornante dopo l’altro, un valico dopo l’altro, aprendoci ad ogni curva
il sipario su una serie di scenografiche vedute. La soprannominiamo “la
giornata dei quattro passi”: il Grimselpass, il Furkapass, l’Oberalpass ed
infine il Fluelapass.
Torniamo a valle a Zernez, centro del Parco
Nazionale Svizzero, il più antico delle Alpi, e ci sistemiamo al Camping
Cul.
Ci addentriamo nel parco incamminandoci da Lavin nella lunga Val Zeznina. Un sentiero sempre molto ben segnato ci porta all’Alpe Zeznina e agli splendidi laghi di Macun.
Lungo il sentiero, nel bel mezzo del nulla, troviamo una fontana, che mantiene al fresco bibite e birre, e un cartello che invita a servirsene: “Caro escursionista dissetati se desideri e lascia i soldi nel barattolo”. Che profonda serenità per mente e spirito.
Proseguiamo alla Fuorcletta da Barcli, da dove la vista sui laghi è fenomenale, per lasciare poi gli zaini alla forcella e fare una scappata leggeri in vetta al Munt Baselgia (2945 m), che ci guarda invitante. Sulla via del ritorno quelle pozze celesti sono il luogo ideale per una sosta immersi nella quiete dell’altopiano. Ci attardiamo forse un pò troppo e le nuvole si addensano.
Arrivati
a 500m dal camper scoppia un improvviso violento
temporale. Correre più veloce che possiamo non ci risparmia dal diluvio
universale. Ci infiliamo nel camper fradici, sfruttiamo ogni angolo e ogni
appoggio per stendere i vestiti zuppi, accatastiamo in bagno le scarpe
infangate e appendiamo le giacche, buttiamo i coprizaini madidi sul cruscotto e
fatichiamo a trovare spazio per noi stessi. La pioggia battente non ci permette
di aprire i finestrini e regna un odore misto abbastanza nauseante di sudore e
umidità. Senza la possibilità di sciacquarci decentemente (il bagno così
conciato è sostanzialmente inagibile), con gli zaini tra i piedi sotto il
tavolo, allestiamo una specie di “cena”, a base di avanzi freddi. Mentre mi sforzo di non lasciarmi innervosire dalla situazione disagevole, riflettendo tra me e
me sui pro e contro del camper, Carlo esclama: “Certo che il camper è proprio
comodo! Se piove, tu sali, ti cambi e mangi!” Ok, vincono i pro.
Dormiamo
poco oltre l’Ofenpass in uno slargo a bordo strada dove un cartello avverte di
non lasciare in giro spazzatura perché ci sono gli orsi! Ma che mondo
meraviglioso è?
ITALIA
– DOLOMITI FRIULANE
Martedì
mattina (11 agosto) dall’Ofenpass all’Italia è questione di un attimo: Val
Venosta, Merano, Bolzano; ci costringiamo a non cedere all’attrazione dell’Alto
Adige, desiderosi di scoprire montagne nuove; passiamo Belluno, Ponte nelle
Alpi, Longarone e siamo a Cimolais, sede e cuore del Parco Naturale delle
Dolomiti Friulane.
La strada per il Rifugio Pordenone è a tratti
sterrata e con 2-3 guadi, che non siamo sicuri di riuscire a fare in camper.
“Dai, come ai tempi di Comici! Si parte da casa in bicicletta!” scherza
contento Daniele.
Percorriamo in bici quei primi 10km (e 500m di dislivello)
lungo la selvaggia Val Cimoliana. Con i muscoli caldi, legate le
mountain bike al rifugio, saliamo a piedi per il sentiero (altri 1000m di
dislivello), uno zig zag prima nel bosco e poi sù per la pietraia, fino a
quando compare davanti a noi la visione surreale dell’imponente Campanile di
Val Montanaia.
Aggiriamo
le Dolomiti friulane in senso antiorario: facciamo colazione di fronte al Lago
di Barcis, ci rifocilliamo per bene in un’osteria a Tramonti di Sotto, ci
tuffiamo nelle pozze smeraldine di Tramonti di Sopra e affrontiamo con
incoscienza il passo di Rest, attraverso l’omonima foresta.
La strada è suggestiva, ma microscopica; i tornanti strettissimi. L’assenza di protezioni a lato strada
rende l’incrocio con altre macchine un’impresa. Con grande attenzione
raggiungiamo Forni di Sotto e quindi Forni di Sopra, dove ci sistemiamo
per la notte al passo Mauria al fresco (1300m), in prossimità della sorgente
del Tagliamento.
La
sportiva ed aerea ferrata Clap Varmost di Forni di Sopra è divertimento puro: un abbondantissimo
uso di scale e pioli permette di scalare in facilità pareti verticali,
strapiombi, attraversare il vuoto lungo ponti sospesi e infilarsi in fessure
rocciose. Dalla vetta del Clap Varmost si gode di una vista che, oltre alla
sottostante Valle del Tagliamento, spazia su gran parte dei giganti delle
Dolomiti: Pelmo, Civetta, Tre Cime di Lavaredo.. Appagati dalla vista e dalla
via, ci rimettiamo in viaggio per un’altra tappa.
ITALIA
– ALPI GIULIE
Appena
un passo più il là ci sono le Alpi Giulie, altre montagne che non
abbiamo ancora avuto occasione di esplorare. Ci rendiamo presto conto che da
queste parti i campeggi non esistono. Viene assecondato il nostro
desiderio di notti libere e parcheggiamo in uno spiazzo a Sella Nevea.
Ci ambientiamo salendo alla Cima di Terrarossa (2.402m), che tiene a braccetto il
Jof di Montasio (2.754m), la seconda vetta più alta del gruppo, dopo il
Triglav, e la più alta in territorio italiano.
Vedere il mare dalla cima ci
ricorda che siamo proprio quasi giunti alla fine del nostro viaggio per le Alpi
da Ovest ad Est. Anche questo gruppo alpino ci rapisce: probabilmente il più
selvaggio in cui siamo stati fino ad ora, fatto di vette aguzze, aspri pendii e
soprattutto emozionanti incontri ravvicinati con numerosi stambecchi e persino
tre vigorosi, sinuosi e velocissimi grifoni!
Dopo
un’altra notte a Sella Nevea, siamo pronti per il Monte Canin (2.587m):
dall’ovovia parte il sentiero che serpeggia sul pendio fino a una forcella
panoramica, per poi proseguire esposto a mezza costa. L’ultimo tratto, tra
pietroni e nevai, ci porta alla base dei ripidi residui di un ghiacciaio.
La pioggia della notte ha cancellato le impronte e la neve ancora abbondante
quest’anno sommerge l’attacco della ferrata e il primo bollo rosso che la
dovrebbe indicare. Troviamo un gruppo di alpinisti seduti sulle ultime rocce in
dubbio sulla direzione. Con l’aiuto del gps e gradinando pazientemente con i
ramponcini, ci facciamo strada fino alla parete da dove parte la “Via Julia”,
seguiti fiduciosamente dagli altri.
L’essere in testa al gruppo lungo una via
creata dagli Alpini per collegare le trincee protette con la cresta, estremo
avamposto italiano, ci emoziona profondamente.

Il Monte Forato (un buco, per ironia a forma di cuore, voluto dalla natura nel mezzo dei due eserciti belligeranti) è l’ultimo passaggio prima di scendere al punto di partenza e goderci una meritata pizza in paese.
SLOVENIA
– PARCO NAZIONALE DEL TRIGLAV
Risaliti
a bordo (19 agosto), in pochi km siamo in Slovenia, al centro del Parco
Nazionale del Triglav. Il Camp Spik di Kranijska Gora ha una
vista stupenda sul Monte Spik, docce calde di durata illimitata, comodi
lavelli per panni e piatti.
Ci ri-civilizziamo un po', tra pulizie e bucato,
mangiamo sotto la veranda, ci arrampichiamo nella palestra di roccia
artificiale del campeggio e ci sdraiamo al sole in una spiaggetta in riva al fiume
Sava, fino a quando arriva l’ora dei preparativi: zaini, imbraghi, acqua e
barrette, studio accurato di cartine e relazioni e puntiamo la sveglia.
Venerdì
21 agosto siamo in piedi alle h 4:00 del mattino, un’ora di tortuosa
stradina sterrata (ma percorribile anche in camper) fino al parcheggio di
Aljazev Dom, colazione e vestizione e alle 5:30 siamo in
cammino con le frontali. All’uscita dal bosco, le prime luci dell’alba
illuminano magicamente le vette.
Il Triglav (2864m) si eleva verticalmente
con imponenza davanti a noi, ridicolmente piccoli e fragili al confronto,
ma benedetti dal privilegio di prendere parte a questo intimo e silenzioso
dialogo con la natura.
Scegliamo la via normale, che tra sentieri, salti di
roccia, nevai e qualche tratto attrezzato, ci porta su un ampio altopiano
carsico, con la vetta sempre più vicina. Superato il rifugio Triglavski Dom,
con un’ultima ferrata in cresta, siamo in vetta alla più alta cima della
Alpi Giulie e della Slovenia!
Monte simbolo del paese, presente anche sulla bandiera Slovena, è considerato una sorta di monumento nazionale. Dopo la salita al Monte Olimpo e al Ben Nevis è la terza "Montagna Sacra" che raggiungiamo. Siamo felicissimi!
Il panorama ripaga di qualsiasi fatica: a ovest si vedono le più elevate vette dolomitiche e delle Alpi Giulie, più a nord le vette austriache, tra cui il Großglockner, per arrivare poi alle colline della Stiria, la pianura della Slovenia orientale ed infine il mare, lontano lontano, che si perde nella foschia. Un numero infinito di profili intrecciati!
“Vago
con gli occhi e con la mente con tanto entusiasmo da pensare che non esista al
mondo appagamento più grande né montagna più bella di questa. Ma è stato così
altre volte. Ora dovrò scendere a valle, verso la cosiddetta normalità, vale a
dire nella realtà di una vita in cui ci si consuma a rincorrersi, senza capirci
niente. Credo proprio, lo penso anche in questo momento, che per svelare a noi
stessi l'assurdità del vivere quotidiano non esistano punti d'osservazione
migliori di questi luoghi. Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che
follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo
soltanto perché caotico e rumoroso.” ~ Walter Bonatti
Dopo
20 km e 1900 m di dislivello in su e in giù, alle 4 del pomeriggio siamo di
nuovo al parcheggio, con il cuore che scoppia di emozioni.

Trascorriamo
l’ultima mattina slovena passeggiando pigramente per Kranijska Gora e sulle
sponde del lago Jasna, mangiando un gelato e assaporando con calma il
benessere che le vacanze regalano.
Per
sera - sabato 22 agosto, a tre settimane esatte dalla partenza - sostiamo a
San Daniele del Friuli dove ci consoliamo, per l’inevitabile imminente
rientro, con ottime degustazioni di prosciutto di San Daniele e formaggio Montasio. Mentre
facciamo quattro passi all’area di sosta una luminosissima stella cadente ci
passa sopra la testa, riempiendo i nostri bagagli di pace, magia e ricordi da
portare a casa e custodire con cura.
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