DIARI DI VIAGGIO IN CAMPER

I NOSTRI DIARI DI VIAGGIO IN CAMPER

Tra strade sconnesse e natura alla riscossa, sogniamo i nomadi, inseguiamo le renne e cavalchiamo le onde. Una doccia sotto le stelle, l'immensità da contemplare e la bussola puntata verso le emozioni per non perdere la retta via.

giovedì 27 agosto 2020

ALPI - AGOSTO 2020

DIARIO DI VIAGGIO IN CAMPER NELLE ALPI DA OVEST AD EST, ATTRAVERSO SVIZZERA, ITALIA E SLOVENIA

2.215 km
23 giorni

La strana estate Covid suggerisce prudenza e rende più azzeccata che mai la nostra “meta per eccellenza”: montagna in camper!

 
SVIZZERA – GRINDELWALD

 Sabato 1 agosto lasciamo la caldissima Milano, direzione Nord, per cominciare un lento vagare tra passi alpini: al passo dello Spluga facciamo merenda, scendiamo verso la valle del Reno e risaliamo all’Oberalpass, dove trascorriamo la prima notte libera in compagnia delle marmotte.

Ripresa la via ci aspetta la splendida strada che si snoda tra tornanti e ghiacciai verso il Sustenpass, offerndo innumerevoli punti panoramici ideali per una sosta.

Arrivati nell’idilliaco campeggio di Grindelwald (Eigernordwand Camp) con un’impareggiabile vista sulla parete nord dell’Eiger, servizi ottimi, corde e scarponi fuori da ogni furgoncino, tenda e roulotte, lo spirito della montagna ci accoglie e gli affanni del mondo sono già un lontano ricordo.

Lunedì mattina purtroppo, piove. Indossati i gusci, ci incamminiamo verso le Gletscherschlucht, profonde gole scavate dal ghiacciaio
Un comodo sentiero permette di entrare nel cuore di queste gole, tra gallerie e passerelle sospese, persino in bilico su una traballante rete tesa sopra il canyon, per lasciarsi avvolgere, ad un passo dal torrente, dalla potenza dell’acqua di disgelo, che nel corso di millenni ha scavato questa opera d’arte. 
Cascate, vortici e correnti impetuose esprimono, con schizzi gelati e assordante frastuono, tutta l’impressionante forza della natura.


  

Continua a piovere, l’Eiger è avvolto nelle nuvole, la parete nord coperta dalla neve caduta nella notte, l’aria tanto frizzante da dover mettere il piumino per andare a lavare i piatti. Facciamo i turisti: ci spostiamo in camper ad Interlaken, visitiamo Thun passeggiando lentamente per la pittoresca città vecchia medievale, saliamo al castello per ammirare la (grigia) vista del lago dall’alto e ci perdiamo tra i giardini fioriti.
 



Tornati ad Interlaken, deviamo verso Lauterbrunnen, gioiellino alpino scelto dalla Lonely Planet per la foto di copertina, adagiato in una valle circondata da pareti dalle quali sgorgano fragorose cascate ovunque (per la precisione, 72 cascate). Da ogni fessura nella roccia sembra uscire acqua, viva, bianca, vorticosa, infinita.
 
Mercoledì mattina il cielo è terso! L’azzurro ci abbraccia. L’Eiger si mostra in tutto il suo splendore. Partiamo a piedi dal campeggio per la prima vera gita: da Grindelwald ci dirigiamo al rifugio Bäregghütte, oltrepassandolo poi fino ad avvicinarci ai due ghiacciai. L’Unterer Grindelwaldgletscher e l’Unteres Eismeer, un tempo uniti, ora formano due lingue spettacolari che sembrano scivolare possenti nelle valli rocciose.
  

  
Enormi crepacci urlano tutta la forza del ghiaccio, lasciandosi però ammirare mansueti a distanza. Improvvisi scorci, che si aprono lungo il cammino, ci fanno sentire circondati da pareti Himalayane, per quanto enormi e bianche appaiono. Il primo rosso tramonto sull’Eiger ci dà la buonanotte.



Per bilanciare la rigidità del versante nord, giovedì decidiamo di esplorare il versante sud della valle: in sella alle bici, pedaliamo con fatica da Grindelwald fino al Grosse Scheidegg (strada asfaltata, pendenza tollerabile, 10%, ma costante per 1000m di dislivello). 


Arrivo al Berghotel Grosse Scheidegg già provata e da qui comincia un sali scendi su sterrato fino a First (altri 300m di dislivello) con tratti che mi costringono qua e là a spingere la bici a mano. 


Io e Daniele raggiungiamo First più di un’ora dopo i figli, ma Carlo sembra comunque impressionato favorevolmente: “Bravi! Siete arrivati! C’erano dei punti in cui pensavo: se la mamma e il papà ce la fanno sono forti però!” Rincuorati da questo inaspettato stroke positivo, beviamo una birra, ammiriamo il panorama - First è una vera balconata sull’Eiger e il cielo di oggi esalta ancora di più lo spettacolo – e troviamo la forza di arrancare per gli ultimi 150m di dislivello che ci portano al lago Bachalp.



Un tuffo nel Bachalpsee, il prato verdissimo, le mucche pacifiche al pascolo e le montagne dipinte sullo sfondo di questo angolo di Paradiso, ci ricaricano e rinfrescano. La lunghissima discesa per tornare a Grindelwald (dopo 38km e 1486 m di dislivello) è un velocissimo immenso piacere.

  
  
Arriva l’ora di tirare fuori dal gavone l’attrezzatura da arrampicata. Il trenino a cremagliera ci porta comodamente e panoramicamente da Grindelwald a Kleine Scheidegg. 


Dopo una breve camminata siamo al favoloso Fallbodensee, con vette innevate che si specchiano nell’acqua turchese creando giochi di luci e riflessi magnifici. Ripreso il cammino, in breve siamo all’attacco della ferrata Eiger-Rotstock, che si inerpica vertiginosa (ma in sicurezza) nell’ambiente da parete nord.


La vetta offre una strepitosa vista sul ghiacciaio dell’Eiger, sulla Jungfrau e sul Mönch, che mai avremmo immaginato potessero essere così a portata di mano. 


Non ancora sazi di panorami da sogno, per il ritorno scegliamo di precorrere l’Eiger Trail, che costeggia la parete nord dell’Eiger fino alla stazione di Alpingen, da dove riprendiamo il treno per rientrare a Grindelwald. Giornata divina.
 
Dopo esserci riempiti occhi e polmoni del genuino respiro dei monti, ci concediamo un giorno di relax a zonzo per Grindelwald e a mollo nella piscina con vista. La temperatura è perfetta, la pennichella al sole, nel silenzio di questo campeggio, una goduria.


 
SVIZZERA – PARCO NAZIONALE SVIZZERO

Domenica mattina ci rendiamo conto che abbiamo già trascorso 7 notti all’Eigernordwand Camp. Non era mai, proprio mai, successo che ci fermassimo così a lungo in uno stesso posto! È indicativo di quanto incantevole sia questo luogo, ma adoriamo il camper per vagare, per cui, fedeli al nostro “credo”, riponiamo tavolo e sedie e riaccendiamo il motore. 

Vista la giornata di nuovo spettacolare, scegliamo una strada secondaria, molto secondaria, stretta e tortuosa che si srotola su e giù, un tornante dopo l’altro, un valico dopo l’altro, aprendoci ad ogni curva il sipario su una serie di scenografiche vedute. La soprannominiamo “la giornata dei quattro passi”: il Grimselpass, il Furkapass, l’Oberalpass ed infine il Fluelapass. 
Torniamo a valle a Zernez, centro del Parco Nazionale Svizzero, il più antico delle Alpi, e ci sistemiamo al Camping Cul.
Ci addentriamo nel parco incamminandoci da Lavin nella lunga Val Zeznina. Un sentiero sempre molto ben segnato ci porta all’Alpe Zeznina e agli splendidi laghi di Macun.
 
Lungo il sentiero, nel bel mezzo del nulla, troviamo una fontana, che mantiene al fresco bibite e birre, e un cartello che invita a servirsene: “Caro escursionista dissetati se desideri e lascia i soldi nel barattolo”. Che profonda serenità per mente e spirito. 


Proseguiamo alla Fuorcletta da Barcli, da dove la vista sui laghi è fenomenale, per lasciare poi gli zaini alla forcella e fare una scappata leggeri in vetta al Munt Baselgia (2945 m), che ci guarda invitante. Sulla via del ritorno quelle pozze celesti sono il luogo ideale per una sosta immersi nella quiete dell’altopiano. Ci attardiamo forse un pò troppo e le nuvole si addensano.


Arrivati a 500m dal camper scoppia un improvviso violento temporale. Correre più veloce che possiamo non ci risparmia dal diluvio universale. Ci infiliamo nel camper fradici, sfruttiamo ogni angolo e ogni appoggio per stendere i vestiti zuppi, accatastiamo in bagno le scarpe infangate e appendiamo le giacche, buttiamo i coprizaini madidi sul cruscotto e fatichiamo a trovare spazio per noi stessi. La pioggia battente non ci permette di aprire i finestrini e regna un odore misto abbastanza nauseante di sudore e umidità. Senza la possibilità di sciacquarci decentemente (il bagno così conciato è sostanzialmente inagibile), con gli zaini tra i piedi sotto il tavolo, allestiamo una specie di “cena”, a base di avanzi freddi. Mentre mi sforzo di non lasciarmi innervosire dalla situazione disagevole, riflettendo tra me e me sui pro e contro del camper, Carlo esclama: “Certo che il camper è proprio comodo! Se piove, tu sali, ti cambi e mangi!” Ok, vincono i pro.
 
Dormiamo poco oltre l’Ofenpass in uno slargo a bordo strada dove un cartello avverte di non lasciare in giro spazzatura perché ci sono gli orsi! Ma che mondo meraviglioso è?




ITALIA – DOLOMITI FRIULANE

Martedì mattina (11 agosto) dall’Ofenpass all’Italia è questione di un attimo: Val Venosta, Merano, Bolzano; ci costringiamo a non cedere all’attrazione dell’Alto Adige, desiderosi di scoprire montagne nuove; passiamo Belluno, Ponte nelle Alpi, Longarone e siamo a Cimolais, sede e cuore del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane. 

La strada per il Rifugio Pordenone è a tratti sterrata e con 2-3 guadi, che non siamo sicuri di riuscire a fare in camper. “Dai, come ai tempi di Comici! Si parte da casa in bicicletta!” scherza contento Daniele.
Percorriamo in bici quei primi 10km (e 500m di dislivello) lungo la selvaggia Val Cimoliana. Con i muscoli caldi, legate le mountain bike al rifugio, saliamo a piedi per il sentiero (altri 1000m di dislivello), uno zig zag prima nel bosco e poi sù per la pietraia, fino a quando compare davanti a noi la visione surreale dell’imponente Campanile di Val Montanaia. 


Un anfiteatro di roccia circonda come una corona una verdeggiante valle glaciale. Proprio al centro, gemma di questa corona, si staglia verso il cielo il Campanile, svelandoci di colpo il segreto di queste meno note dolomiti. Spigolose, severe, austere, circondate da boschi e impervi ghiaioni, isolate e protette dal rumore del mondo da lunghi avvicinamenti, si mostrano in tutta la loro grandezza accostandosi con lentezza e curiosità. Se fossimo a Corvara, il rifugio Pordenone sarebbe collegato al paese da una funivia con una portata di 2000 persone all’ora e all’arrivo ci sarebbero un albergo esclusivo, ristorante panoramico e centro wellness; invece troviamo una guida alpina che elargisce gratuitamente preziosi consigli a tutti e permette di mangiare al sacco sui tavoli all'aperto.
 

Aggiriamo le Dolomiti friulane in senso antiorario: facciamo colazione di fronte al Lago di Barcis, ci rifocilliamo per bene in un’osteria a Tramonti di Sotto, ci tuffiamo nelle pozze smeraldine di Tramonti di Sopra e affrontiamo con incoscienza il passo di Rest, attraverso l’omonima foresta. 


La strada è suggestiva, ma microscopica; i tornanti strettissimi. L’assenza di protezioni a lato strada rende l’incrocio con altre macchine un’impresa. Con grande attenzione raggiungiamo Forni di Sotto e quindi Forni di Sopra, dove ci sistemiamo per la notte al passo Mauria al fresco (1300m), in prossimità della sorgente del Tagliamento.


 

La sportiva ed aerea ferrata Clap Varmost di Forni di Sopra è divertimento puro: un abbondantissimo uso di scale e pioli permette di scalare in facilità pareti verticali, strapiombi, attraversare il vuoto lungo ponti sospesi e infilarsi in fessure rocciose. Dalla vetta del Clap Varmost si gode di una vista che, oltre alla sottostante Valle del Tagliamento, spazia su gran parte dei giganti delle Dolomiti: Pelmo, Civetta, Tre Cime di Lavaredo.. Appagati dalla vista e dalla via, ci rimettiamo in viaggio per un’altra tappa.

 

ITALIA – ALPI GIULIE

Appena un passo più il là ci sono le Alpi Giulie, altre montagne che non abbiamo ancora avuto occasione di esplorare. Ci rendiamo presto conto che da queste parti i campeggi non esistono. Viene assecondato il nostro desiderio di notti libere e parcheggiamo in uno spiazzo a Sella Nevea.

Ci ambientiamo salendo alla Cima di Terrarossa (2.402m), che tiene a braccetto il Jof di Montasio (2.754m), la seconda vetta più alta del gruppo, dopo il Triglav, e la più alta in territorio italiano. 




Vedere il mare dalla cima ci ricorda che siamo proprio quasi giunti alla fine del nostro viaggio per le Alpi da Ovest ad Est. Anche questo gruppo alpino ci rapisce: probabilmente il più selvaggio in cui siamo stati fino ad ora, fatto di vette aguzze, aspri pendii e soprattutto emozionanti incontri ravvicinati con numerosi stambecchi e persino tre vigorosi, sinuosi e velocissimi grifoni!
Dopo un’altra notte a Sella Nevea, siamo pronti per il Monte Canin (2.587m): dall’ovovia parte il sentiero che serpeggia sul pendio fino a una forcella panoramica, per poi proseguire esposto a mezza costa. L’ultimo tratto, tra pietroni e nevai, ci porta alla base dei ripidi residui di un ghiacciaio. 

La pioggia della notte ha cancellato le impronte e la neve ancora abbondante quest’anno sommerge l’attacco della ferrata e il primo bollo rosso che la dovrebbe indicare. Troviamo un gruppo di alpinisti seduti sulle ultime rocce in dubbio sulla direzione. Con l’aiuto del gps e gradinando pazientemente con i ramponcini, ci facciamo strada fino alla parete da dove parte la “Via Julia”, seguiti fiduciosamente dagli altri.
 
L’essere in testa al gruppo lungo una via creata dagli Alpini per collegare le trincee protette con la cresta, estremo avamposto italiano, ci emoziona profondamente. 



 

La ferrata in sé è poi atletica e divertente, molto piacevole da arrampicare. Il ritorno è sul versante sloveno (a sud, senza neve), martoriato da grotte e profondi buchi carsici (sotto il massiccio del Canin si sviluppa una rete di gallerie carsiche di circa 100 km!), con i resti ben visibili delle trincee della grande guerra su entrambi i fronti.
 

Il Monte Forato
(un buco, per ironia a forma di cuore, voluto dalla natura nel mezzo dei due eserciti belligeranti) è l’ultimo passaggio prima di scendere al punto di partenza e goderci una meritata pizza in paese.
 


Seguono un paio di giorni piovosi. Giochiamo su una falesia a Sella Nevea, ma l’arrivo della pioggia interrompe il divertimento. Il meteo non ci permette di pianificare altre gite in montagna, per cui scendiamo a Chiusaforte da dove transita la Ciclovia Alpe Adria, lungo il tracciato della vecchia ferrovia. Con una serie di pause caffè / torta / brioche / cappuccino (il bello di essere in Italia!) negli accoglienti punti ristoro lungo la via, ne percorriamo il tratto da Chiusaforte a Valbruna avanti e indietro. Volendo ci sarebbero servizi di bike-taxi/bus, ma sono da pianificare e prenotare, mentre noi, avendo improvvisato, ci troviamo costretti a pedalare andata e ritorno. Tutta molto ben segnalata e asfaltata, lontana da traffico e strada, è particolarmente divertente tra Chiusaforte a Pontebba, dove è un susseguirsi di aerei ponti e gallerie.


SLOVENIA – PARCO NAZIONALE DEL TRIGLAV

Risaliti a bordo (19 agosto), in pochi km siamo in Slovenia, al centro del Parco Nazionale del Triglav. Il Camp Spik di Kranijska Gora ha una vista stupenda sul Monte Spik, docce calde di durata illimitata, comodi lavelli per panni e piatti. 

Ci ri-civilizziamo un po', tra pulizie e bucato, mangiamo sotto la veranda, ci arrampichiamo nella palestra di roccia artificiale del campeggio e ci sdraiamo al sole in una spiaggetta in riva al fiume Sava, fino a quando arriva l’ora dei preparativi: zaini, imbraghi, acqua e barrette, studio accurato di cartine e relazioni e puntiamo la sveglia.
Venerdì 21 agosto siamo in piedi alle h 4:00 del mattino, un’ora di tortuosa stradina sterrata (ma percorribile anche in camper) fino al parcheggio di Aljazev Dom, colazione e vestizione e alle 5:30 siamo in cammino con le frontali. All’uscita dal bosco, le prime luci dell’alba illuminano magicamente le vette. 

Il Triglav (2864m) si eleva verticalmente con imponenza davanti a noi, ridicolmente piccoli e fragili al confronto, ma benedetti dal privilegio di prendere parte a questo intimo e silenzioso dialogo con la natura.
 
 















Scegliamo la via normale, che tra sentieri, salti di roccia, nevai e qualche tratto attrezzato, ci porta su un ampio altopiano carsico, con la vetta sempre più vicina. Superato il rifugio Triglavski Dom, con un’ultima ferrata in cresta, siamo in vetta alla più alta cima della Alpi Giulie e della Slovenia
Monte simbolo del paese, presente anche sulla bandiera Slovena, è considerato una sorta di monumento nazionale. Dopo la salita al Monte Olimpo e al Ben Nevis è la terza "Montagna Sacra" che raggiungiamo. Siamo felicissimi! 
Il panorama ripaga di qualsiasi fatica: a ovest si vedono le più elevate vette dolomitiche e delle Alpi Giulie, più a nord le vette austriache, tra cui il Großglockner, per arrivare poi alle colline della Stiria, la pianura della Slovenia orientale ed infine il mare, lontano lontano, che si perde nella foschia. Un numero infinito di profili intrecciati!
“Vago con gli occhi e con la mente con tanto entusiasmo da pensare che non esista al mondo appagamento più grande né montagna più bella di questa. Ma è stato così altre volte. Ora dovrò scendere a valle, verso la cosiddetta normalità, vale a dire nella realtà di una vita in cui ci si consuma a rincorrersi, senza capirci niente. Credo proprio, lo penso anche in questo momento, che per svelare a noi stessi l'assurdità del vivere quotidiano non esistano punti d'osservazione migliori di questi luoghi. Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perché caotico e rumoroso.”  ~ Walter Bonatti

Dopo 20 km e 1900 m di dislivello in su e in giù, alle 4 del pomeriggio siamo di nuovo al parcheggio, con il cuore che scoppia di emozioni.
 

Trascorriamo l’ultima mattina slovena passeggiando pigramente per Kranijska Gora e sulle sponde del lago Jasna, mangiando un gelato e assaporando con calma il benessere che le vacanze regalano.

Per sera - sabato 22 agosto, a tre settimane esatte dalla partenza - sostiamo a San Daniele del Friuli dove ci consoliamo, per l’inevitabile imminente rientro, con ottime degustazioni di prosciutto di San Daniele e formaggio Montasio. Mentre facciamo quattro passi all’area di sosta una luminosissima stella cadente ci passa sopra la testa, riempiendo i nostri bagagli di pace, magia e ricordi da portare a casa e custodire con cura. 
 


 
 

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