DIARI DI VIAGGIO IN CAMPER

I NOSTRI DIARI DI VIAGGIO IN CAMPER

Tra strade sconnesse e natura alla riscossa, sogniamo i nomadi, inseguiamo le renne e cavalchiamo le onde. Una doccia sotto le stelle, l'immensità da contemplare e la bussola puntata verso le emozioni per non perdere la retta via.

mercoledì 22 agosto 2018

SCOZIA - AGOSTO 2018

DIARIO DI VIAGGIO IN CAMPER NELLA MAGICA SCOZIA: TRA FOCHE E CASTELLI, HIGHLANDS ED HARRY POTTER 

6.045 km
23 giorni 

  
Venerdì 27 luglio abbiamo più di un motivo per festeggiare e ci regaliamo una cena al ristorante prima di lasciare Milano. Nonostante arriviamo in Val D’Aosta all’una di notte, troviamo comunque Carlo e Nadia in giardino (in pigiama) ad aspettarci! Tra campi WWF e montagna con i nonni, non li vediamo da un mese ed è la sorpresa più bella possibile. Sabato emerge tutta la stanchezza delle ultime corse sul lavoro e della notte un po’ breve. Al campeggio di Martigny siamo già fermi per recuperare energie, renderci conto di essere in ferie e aggiornarci sulle avventure dei figli: una decina di ore di ininterrotto racconto da togliere il fiato (“Parla piano! Parla piano!” la esortavamo inutilmente) permettono a Nadia di sintetizzare almeno gli avvenimenti principali. Per Carlo è più semplice: “Adesso ho sonno. E poi ho già detto tutto a Nadia”. 

Domenica si comincia a fare sul serio: maciniamo km, dormiamo al porto di Calais, traghettiamo verso le scogliere di Dover, passiamo la trafficatissima Londra, ci sgranchiamo le gambe a St Ives e …Scozia finalmente!




La Lonely Planet indica il Loch Lomond & The Trossachs National Park tra “il meglio delle Highlands meridionali”. Scegliamo la sponda orientale del Loch Lomond per la prima notte scozzese. Per entrare nello spirito di queste amene colline, puntiamo al Ben Lomond (971 m): raggiungiamo la cima lungo la Ptarmigan Route avvolti da una nebbia fittissima. Un tedesco in vetta si offre di farci una foto: "Italiani? L'anno scorso ho fatto una vacanza nelle Dolomiti in autunno. C'era un tempo migliore! Non si viene in Scozia se si vogliono panorami sereni" ride.
 










Anche la West Highland Way, sentiero a lunga percorrenza, passa da questo Loch: ne percorriamo un tratto incontrando un paio di escursionisti con zaini da paura, che sembrano in viaggio da secoli. Felici di avere un camper asciutto sul quale risalire, cominciamo a pregustare la vera ascesa alla quale aspiriamo: il Ben Nevis. Ma abbiamo figli che non amano soltanto la montagna. La destinazione Scozia è anche motivata dal desiderio di un devoto pellegrinaggio nei sacri luoghi di culto ..di Harry Potter. 

A Rannoch Moor ammiriamo l’infinita brughiera, fortunatamente senza incontrare dissennatori; nel verde sconfinato di Glen Coe non fatichiamo ad immaginare la casa di Hagrid e arriviamo al viadotto di Glenfinnan appena in tempo per veder passare il treno a vapore.



La strada ci ha comunque condotto a Fort William, invasa da scalatori in fermento, in un magnifico scenario di montagna. Sono solo 1345 m di dislivello alla vetta del Ben Nevis, ma fradici (nonostante i gusci) e snervati dall’incessante pioggia che penetra nelle ossa,  raffiche di vento che sembrano pugni, le mani congelate nei guanti ormai zuppi, personalmente l’ho vissuta come una delle salite psicologicamente più impegnative.

Arrivati in cima punto al piccolo bivacco: ho bisogno di una tregua dagli scrosci, ma è stipato di gente all’inverosimile e non riesco ad infilare nemmeno la testa. Per un momento mi viene voglia di piangere, ho un freddo bestiale, rigagnoli gelidi che mi scivolano giù per il collo. Poi mi viene in mente Bonatti: una notte senza ossigeno e senza tenda sotto una bufera a 8000 m. Direi che qualche goccia d'acqua a 1300 m può solo far ridere...


Il Glen Nevis Caravan & Camping Park ha un’intera stanza piena di vitali asciugatrici! Ne riempiamo una anche noi, mentre ci scaldiamo con un ottimo tè scozzese alle 17:00 in punto. Soddisfatti di Loch e di Ben, visitiamo il castello di Eilean Donan (quello di Highlander) sperando di incontrare Sean Connery e Christopher Lambert, e arriviamo sull’isola di Skye.

A Kylerthea ci appostiamo con pazienza in un “otter hide”: nessuna lontra ci sbuca davanti, ma uno spettacolo di foche, oltre a un cormorano e a un falco, ci fanno sentire parte di un documentario. 


Spostandoci verso il Dunvegan Castle, troviamo uno slargo per la notte: dormiamo con la vista del castello dal finestrino di destra e un isolotto affollato da foche sulla sinistra. Ceniamo contemplando questa scena fiabesca, ascoltando “The Skye Boat Song” per assaporare il più possibile lo spirito magico dell’isola.
Passeggiamo sulla Coral Beach, ricoperta di esoscheletri di alghe coralline, che spicca di bianco tra le altre spiagge di rocce nere; seguiamo la strada panoramica da Uig a Staffin; ci perdiamo per ore tra pinnacoli e pendii sul meraviglioso (umido e fangoso) pianoro vulcanico di Quiraing; ammiriamo le scogliere e la cascata di Kilt Rock; passiamo una notte frullati dal vento ai piedi dell’Old Man of Storr ed è già ora di lasciare l’isola.  

È ora dei giorni nelle Highlands settentrionali: i giorni senza dubbio più emozionanti. Al Camping Sango Sands Oasis di Durness troviamo un’impareggiabile piazzola vista mare e una dose di acqua, vento e sole per tutti i gusti.





Raggiungiamo Faraid Head saltando e perdendoci tra le immense dune di sabbia, per poi sfidarci su improvvisati boulder in compagnia di uno scozzese, che ci suggerisce altri siti dai sassi belli.

Un tuffo oceanico per Carlo e Nadia e un whisky al pub sono la conclusione da sogno di questi momenti irripetibili

Da Durness a Dunnet Head la North Coast 500 è un continuo di scorci straordinari.

L’ennesima single track ci porta a Strathy Point, dove ci incantiamo di fronte a scogli che si popolano pian piano di foche, delfini che passano al largo del promontorio e il canto di uccelli marini dal becco arancione che non sappiamo riconoscere. 

Dormiamo con le scogliere delle Orcadi di fronte a noi, sotto al faro di Dunnet Head, punto più settentrionale della terraferma britannica e unico luogo in cui incontriamo qualche midget. Ci eravamo preparati con cura a questo “flagello” con fitte zanzariere e litri di Autan, ma non ce n’è proprio stato alcun bisogno.  

Con una passeggiata mattutina lungo la costa capitiamo in una piccola baia nascosta dove le foche si rotolano pigramente al sole. Appena ci avviciniamo si tuffano in mare, senza allontanarsi: testoline curiose spuntano e fluttuano come sincronizzate a guardarci.


Scattiamo centinaia di foto, ascoltiamo affascinati i loro suoni gutturali e per un tempo lunghissimo non riusciamo ad andarcene. Di fatto ci spostiamo poi di poco: a Wick siamo di nuovo in cammino. Il South Head Carries Path ci conduce dall’Old Castle of Wick al paese, passando per altre strepitose scogliere. 


Con la pancia piena di un’enorme porzione di fish and chips gustata al porto e gli occhi colmi dell’incanto dell’Oceano, raggiungiamo Inverness. Ammiriamo un altro castello, l’Urquhart Castle, e ci stupiamo (logicamente scettici) dello scientifico rigore con cui viene affrontato il mistero di Nessie nel Loch Ness Centre and Exibition, che viene quasi voglia di crederci.


Ripresa la strada ci attende l’ennesimo cambio di paesaggio: attraversiamo le Cairngorm Mountains lungo la Snow Road, strada più elevata della Gran Bretagna, tra catene montuose dove si alternano impianti da sci e castelli.
 
Arrivati al Fife, mucche pelose e pecore delle Highlands sembrano un lontano ricordo: da St Andrews in poi solo Bentley, Jaguar e Porche, parcheggiate davanti ad eleganti ville, circondano sconfinati verdissimi campi da golf sui quali passeggiano uomini dai guanti bianchi. 
Ci dirigiamo ad Elie Ed Earlsferry per un’altra notte sotto un altro faro, consultiamo il meteo e gli orari delle maree e, grazie alle condizioni favorevoli, alle 7:45 attacchiamo la “Elie Chain Walk”, sentiero attrezzato molto panoramico che segue la costa con sali scendi sugli scogli, percorribile durante la bassa marea. 

Tecnicamente niente di speciale rispetto alle nostre ferrate, ma paesaggisticamente unico. Rientriamo lungo il Fife Coastal Trail e, ripresa la strada, in un attimo siamo ad Edimburgo
Vorremmo un campeggio: l’ultimo è stato a Durness e ci farebbe comodo qualche servizio, ma in questi giorni il Fringe Festival si accavalla all’Edinburgh International Festival ed oltretutto è sabato. “No vacancies” ci dicono tutti i campeggi, “We don’t have a free inch”. Con una botta di fortuna troviamo un buco in una via del centro ad 1 km dal Castello (e ringraziamo di avere un mezzo piccolo). “Se vedessi uno che dorme per strada sotto casa nostra, gli darei del barbone!” commenta Daniele, ma per fortuna gli abitanti della Brunswick Street sono più tolleranti e nessuno ci dice nulla.


Le vie di Edimburgo sono stipate di gente, si cammina trascinati dal fiume in piena. Eccentrici artisti di strada, stravaganti performance e il colorato animo molto gay friendly della città distraggono l’attenzione dai monumenti del Royal Mile, che percorriamo comunque per intero arrivando al castello e svoltando verso il Greyfriars Kirkyard per aggirarci tra le lapidi che hanno ispirato la Rowling alla ricerca dei nomi dei suoi personaggi.

Ammiriamo il tramonto dall’Arthur’s Seat, facciamo colazione all’Elephant House (Nadia si lancia coraggiosamente sul porridge per immedesimarsi meglio nella Rowling), cercando di raggiungere il Ministero della Magia attraverso il famoso e riccamente autografato wc, e arriviamo quindi ad un bivio: 
Carlo e Nadia scelgono di sperimentare per quasi tre ore illusioni ottiche, colori e luci nei sette piani della “Camera Obscura and World of Illusions”, dove vagano tra labirinti di specchi, suonano scale musicali, si vedono invecchiare, ringiovanire, ingigantirsi e rimpicciolirsi, spostano con le mani fasci luminosi al plasma, avanzano in precario equilibrio nel tunnel psichedelico e molto altro. 

Anche Carlo finalmente racconta: la sezione “Know your farts”, arricchita da divanetti sonori per esperienze tangibili, pare sia stata entusiasmante, ci spiega; mentre con profonda soddisfazione esibisce l’immagine della termocamera che dimostra l’esistenza di una causa fisiologica e non psicologica del suo costante bisogno di denudarsi. In effetti collo e pancia di Carlo sembrano letteralmente prendere fuoco, in netto contrasto con una Nadia cianotica, mani e naso blu e un viso apparentemente devascolarizzato. 


Io e Daniele intanto preferiamo esplorare la più grande collezione privata di whisky nel “The Scotch Whisky Experience”: condotti nei segreti della produzione di questa preziosa “acqua della vita” a bordo di un geniale trenino, scopriamo perché il whisky delle Islay sa di bruciato e quello delle Highlands di fiori, l’importanza della torbatura, il ruolo cruciale delle botti, la differenza tra un single malt e un blended e quanto di tutto questo vada agli angeli durante la fase di invecchiamento ("angels' share").


Accomodati in una sala di degustazione, giochiamo a fare gli esperti, annusando, interpretando le “whisky legs” e ovviamente assaggiando. Daniele sostiene che solo questo valga un last minute per Edimburgo! Raggiungiamo i ragazzi con il bottino di una bottiglia e due bicchierini, salutiamo il quartiere cittadino che ci ha gentilmente ospitato in questi giorni e ci lasciamo alle spalle la folla di Edimburgo per dirigerci nel Galloway Forest Park.
 

Il campeggio Loch Ken Holiday Park è in riva al lago e ha spaziose docce calde. “Sarà che quelle di prima erano uno schifo ma questo mi sembra un hotel a 5 stelle!” urla Carlo felice rientrando dai bagni. Nadia si dice addirittura commossa: “Il getto è abbondantissimo!” Sono di quelle con il pulsante da schiacciare ogni 10 secondi per riattivare l’acqua, senza possibilità di regolare la temperatura. Constatiamo di avere figli davvero poco esigenti.

Sono giorni di relax, siamo a fine vacanza: giriamo per il Loch Ken in barca, avvistando un Red Kite (falco reintrodotto nel 2005 dopo essersi estinto), e a piedi per il Loch Trool; esploriamo la foresta seguendo un ranger che nel “Red Deer Range” ci porta a conoscere molto da vicino questi giganti rossi (abbastanza “addomesticati” ma comunque affascinanti) e facciamo jogging serale tra i prati apprezzando il più mite clima della Scozia del sud. 
Per l’ultima notte scozzese ci addentriamo nel fitto del parco, detto anche “Dark Sky Park” per la totale assenza di illuminazione, respirando un silenzio e un buio quasi irreali (guardando fuori dal finestrino la sera, per quanto ci si sforzi, non si riesce ad intravedere nulla, nemmeno una minima ombra!) e inevitabilmente arriva il momento di salutare questa terra remota e sorprendente.

Una colazione a base di croissant au vere beurre nella regione francese della Champagne-Ardenne e una sosta alle terme svizzere di Brigerbad sono gli sfizi che ci concediamo lungo il rientro per addolcire la malinconia delle cose belle che finiscono.
   

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