DIARIO DI VIAGGIO IN CAMPER NELLA MAGICA SCOZIA: TRA FOCHE E CASTELLI, HIGHLANDS ED HARRY POTTER
6.045 km
23 giorni
23 giorni
Venerdì 27 luglio abbiamo più di un motivo per
festeggiare e ci regaliamo una cena al ristorante prima di lasciare Milano. Nonostante arriviamo in Val D’Aosta all’una di notte, troviamo comunque Carlo e Nadia in
giardino (in pigiama) ad aspettarci! Tra campi WWF e montagna con i nonni, non
li vediamo da un mese ed è la sorpresa più bella possibile. Sabato emerge tutta
la stanchezza delle ultime corse sul lavoro e della notte un po’ breve. Al
campeggio di Martigny siamo già fermi per recuperare energie, renderci conto di
essere in ferie e aggiornarci sulle avventure dei figli: una decina di ore di
ininterrotto racconto da togliere il fiato (“Parla piano! Parla piano!” la
esortavamo inutilmente) permettono a Nadia di sintetizzare almeno gli
avvenimenti principali. Per Carlo è più semplice: “Adesso ho sonno. E poi ho
già detto tutto a Nadia”.
Domenica si comincia a fare sul serio: maciniamo km,
dormiamo al porto di Calais, traghettiamo verso le scogliere di Dover, passiamo
la trafficatissima Londra, ci sgranchiamo le gambe a St Ives e …Scozia
finalmente!

Anche la West Highland Way, sentiero a lunga
percorrenza, passa da questo Loch: ne percorriamo un tratto incontrando un paio
di escursionisti con zaini da paura, che sembrano in viaggio da secoli. Felici
di avere un camper asciutto sul quale risalire, cominciamo a pregustare la vera
ascesa alla quale aspiriamo: il Ben Nevis. Ma abbiamo figli che non amano
soltanto la montagna. La destinazione Scozia è anche motivata dal desiderio di
un devoto pellegrinaggio nei sacri luoghi di culto ..di Harry Potter.
A Rannoch Moor ammiriamo l’infinita brughiera, fortunatamente senza incontrare dissennatori; nel verde sconfinato di Glen Coe non fatichiamo ad immaginare la casa di Hagrid e arriviamo al viadotto di Glenfinnan appena in tempo per veder passare il treno a vapore.



La strada ci ha comunque condotto a Fort William, invasa da scalatori in fermento, in un magnifico scenario di montagna. Sono solo 1345 m di dislivello alla vetta del Ben Nevis, ma fradici (nonostante i gusci) e snervati dall’incessante pioggia che penetra nelle ossa, raffiche di vento che sembrano pugni, le mani congelate nei guanti ormai zuppi, personalmente l’ho vissuta come una delle salite psicologicamente più impegnative.
Arrivati in cima punto al piccolo bivacco: ho bisogno di una tregua dagli scrosci, ma è stipato di gente all’inverosimile e non riesco ad infilare nemmeno la testa. Per un momento mi viene voglia di piangere, ho un freddo bestiale, rigagnoli gelidi che mi scivolano giù per il collo. Poi mi viene in mente Bonatti: una notte senza ossigeno e senza tenda sotto una bufera a 8000 m. Direi che qualche goccia d'acqua a 1300 m può solo far ridere...
A Kylerthea ci appostiamo con pazienza in un
“otter hide”: nessuna lontra ci sbuca davanti, ma uno spettacolo di foche,
oltre a un cormorano e a un falco, ci fanno sentire parte di un documentario.

Spostandoci verso il Dunvegan Castle, troviamo uno slargo per la notte: dormiamo con la vista del castello dal finestrino di destra e un isolotto affollato da foche sulla sinistra. Ceniamo contemplando questa scena fiabesca, ascoltando “The Skye Boat Song” per assaporare il più possibile lo spirito magico dell’isola.
Passeggiamo sulla Coral Beach, ricoperta di
esoscheletri di alghe coralline, che spicca di bianco tra le altre spiagge di rocce nere;
seguiamo la strada panoramica da Uig a Staffin; ci perdiamo per ore tra
pinnacoli e pendii sul meraviglioso (umido e fangoso) pianoro vulcanico di
Quiraing; ammiriamo le scogliere e la cascata di Kilt Rock; passiamo una notte frullati
dal vento ai piedi dell’Old Man of Storr ed è già ora di lasciare l’isola.
È
ora dei giorni nelle Highlands settentrionali: i giorni senza dubbio più
emozionanti. Al Camping Sango Sands Oasis di Durness troviamo un’impareggiabile piazzola vista mare e una dose di acqua, vento e sole per tutti i gusti.


Da Durness a Dunnet Head la North Coast 500 è un continuo di scorci straordinari.
L’ennesima single track ci porta a Strathy Point, dove ci incantiamo di fronte a scogli che si popolano pian piano di foche, delfini che passano al largo del promontorio e il canto di uccelli marini dal becco arancione che non sappiamo riconoscere.
Dormiamo con le scogliere delle Orcadi di fronte a noi, sotto al faro di Dunnet Head, punto più settentrionale della terraferma britannica e unico luogo in cui incontriamo qualche midget. Ci eravamo preparati con cura a questo “flagello” con fitte zanzariere e litri di Autan, ma non ce n’è proprio stato alcun bisogno.
Con una passeggiata mattutina
lungo la costa capitiamo in una piccola baia nascosta dove le foche si rotolano
pigramente al sole. Appena ci avviciniamo si tuffano in mare, senza
allontanarsi: testoline curiose spuntano e fluttuano come sincronizzate a
guardarci.
Scattiamo centinaia di foto, ascoltiamo
affascinati i loro suoni gutturali e per un tempo lunghissimo non riusciamo ad
andarcene. Di fatto ci spostiamo poi di poco: a Wick siamo di nuovo in cammino.
Il South Head Carries Path ci conduce dall’Old Castle of Wick al paese,
passando per altre strepitose scogliere.

Ci dirigiamo ad Elie Ed Earlsferry per un’altra notte sotto un altro faro, consultiamo il meteo e gli orari delle maree e, grazie alle condizioni favorevoli, alle 7:45 attacchiamo la “Elie Chain Walk”, sentiero attrezzato molto panoramico che segue la costa con sali scendi sugli scogli, percorribile durante la bassa marea.
Tecnicamente niente di speciale rispetto alle
nostre ferrate, ma paesaggisticamente unico. Rientriamo lungo il Fife Coastal
Trail e, ripresa la strada, in un attimo siamo ad Edimburgo.
Vorremmo un campeggio: l’ultimo è stato a Durness e ci farebbe comodo qualche servizio, ma in questi giorni il Fringe Festival si accavalla all’Edinburgh International Festival ed oltretutto è sabato. “No vacancies” ci dicono tutti i campeggi, “We don’t have a free inch”. Con una botta di fortuna troviamo un buco in una via del centro ad 1 km dal Castello (e ringraziamo di avere un mezzo piccolo). “Se vedessi uno che dorme per strada sotto casa nostra, gli darei del barbone!” commenta Daniele, ma per fortuna gli abitanti della Brunswick Street sono più tolleranti e nessuno ci dice nulla.
Vorremmo un campeggio: l’ultimo è stato a Durness e ci farebbe comodo qualche servizio, ma in questi giorni il Fringe Festival si accavalla all’Edinburgh International Festival ed oltretutto è sabato. “No vacancies” ci dicono tutti i campeggi, “We don’t have a free inch”. Con una botta di fortuna troviamo un buco in una via del centro ad 1 km dal Castello (e ringraziamo di avere un mezzo piccolo). “Se vedessi uno che dorme per strada sotto casa nostra, gli darei del barbone!” commenta Daniele, ma per fortuna gli abitanti della Brunswick Street sono più tolleranti e nessuno ci dice nulla.



Anche Carlo finalmente racconta: la sezione “Know your farts”, arricchita da divanetti sonori per esperienze tangibili, pare sia stata entusiasmante, ci spiega; mentre con profonda soddisfazione esibisce l’immagine della termocamera che dimostra l’esistenza di una causa fisiologica e non psicologica del suo costante bisogno di denudarsi. In effetti collo e pancia di Carlo sembrano letteralmente prendere fuoco, in netto contrasto con una Nadia cianotica, mani e naso blu e un viso apparentemente devascolarizzato.


Accomodati in una sala di degustazione, giochiamo
a fare gli esperti, annusando, interpretando le “whisky legs” e ovviamente
assaggiando. Daniele sostiene che solo questo valga un last minute per
Edimburgo! Raggiungiamo i ragazzi con il bottino di una bottiglia e due
bicchierini, salutiamo il quartiere cittadino che ci ha gentilmente ospitato in questi giorni e
ci lasciamo alle spalle la folla di Edimburgo per dirigerci nel Galloway Forest
Park.
Il campeggio Loch Ken Holiday Park è in riva al lago e ha spaziose docce
calde. “Sarà che quelle di prima erano uno schifo ma questo mi sembra un hotel
a 5 stelle!” urla Carlo felice rientrando dai bagni. Nadia si dice addirittura
commossa: “Il getto è abbondantissimo!” Sono di quelle con il pulsante da
schiacciare ogni 10 secondi per riattivare l’acqua, senza possibilità di
regolare la temperatura. Constatiamo di avere figli davvero poco esigenti.


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