VALTELLINA:
4 GIORNI TRA LE MONTAGNE DI SANTA CATERINA VALFURVA
Saliamo nel bosco al rifugio Stella Alpina e scendiamo lungo la strada; proseguiamo verso Santa Caterina per passeggiare nel centro e lungo il fiume e ci rilassiamo senza fretta né pensieri sulle sdraio al sole.
Acclimatati,
il giorno successivo percorriamo, inizialmente tra prati e marmotte, per
sprofondare poi sempre più nella neve, la splendida Val Cedèc che ci porta dal
rifugio Forni al Rifugio Pizzini, chiuso ma con ottima vista sul Gran Zebrù e
sul Cevedale.
“Te la senti di fare altri 100m di dislivello?”
"Con te sempre, amore mio."
Facciamo la traversata che ci porta dal Pizzini al Branca, ammiriamo la Punta S Matteo, l’imponente ghiacciaio dei Forni e tre sci alpinisti, che si stanno avventurando in quella direzione, e quindi scendiamo di nuovo lungo la Valle dei Forni al Rifugio Forni e allo Stella Alpina.
Entusiasti dei panorami e dei paesaggi della Valtellina, Carlo si rimette subito alla ricerca di altri percorsi.
Io non so se sia capace di leggere la montagna o il
gps o entrambi, ma comunque sia trova sempre itinerari sorprendenti e io lo
seguirei ovunque.
Il terzo giorno partiamo in direzione opposta, attraversiamo Santa Caterina Valfurva e seguiamo un lungo zig zag che ci porta in quota.
Appena superata l’ultima ripida dorsale, ci troviamo in un'ampissima conca di neve sovrastata dal Monte Confinale.
Il Lago della Manzina è poco riconoscibile in mezzo a tutto quel bianco: siamo avvolti da un favoloso silenzio assoluto (non abbiamo incontrato nessuno sul nostro cammino per l’intera giornata!) e dall’immensità della neve immacolata, sporcata solo dalle nostre impronte. Ci concediamo una bella pausa panini, con ricco servizio fotografico, scaldati da un piacevolissimo solo tiepido.
“Per fortuna salendo non c’era tutta questa neve, altrimenti non ce l’avremmo fatta”, osservo. “Beh... fortuna .. l’avevo un po’ studiata. Sai, versante nord, versante sud..”
Mi guardo intorno domandandomi da che parte sia il nord.. Di certo su questo Carlo non ha preso da me! Raggiunto il sentiero a zig zag siamo ormai su erba chiazzata da brevi nevai e togliamo le ghette.
Per variare strada, prendiamo una deviazione verso
il rifugio Forni: attraverso tappeti di crocus ai lati di torrenti freschi e
trasparenti con il Pizzo Tresero sullo sfondo, completiamo un altro splendido
anello tra queste montagne.
Al
camper ci attendono la solita pace, le solite caprette. Il pastore abita nella
roulotte in fondo all’area sosta e all’improvviso il suo lavoro, sicuramente impegnativo, molto faticoso, poco remunerativo, mi pare però a tratti una scelta
saggia.
Compriamo
mele e bresaola da portare a casa e per “spezzare” il viaggio, ma soprattutto per
rimandare il rientro, ci fermiamo un’ultima notte a Morbegno, mentre mi godo
ogni istante della compagnia di mio figlio e delle stelle.
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