NEL REGNO DI RENNE, ALCI, BUOI MUSCHIATI, CASTORI E TROLL:
I PARCHI DELLA NORVEGIA MERIDIONALE
6.530km
25 giorni
Il termometro sul camper (parcheggiato in strada al sole in un torrido pomeriggio milanese) segna 46,4°C. Mentre riempiamo gavone e antine, enormi goccioloni di sudore ci colano lungo la fronte: ci affrettiamo, sperando di aver preso tutto.
Al Passo del San Gottardo parcheggiamo a 14°C con temporale e grandine. 30°C di escursione termica nel giro di un paio d'ore! Niente male. Dormiamo cullati dal vento.
Tappa lunga fino al nord della Germania (area sosta a Hodenhagen), traghetto per la Danimarca (Rødby) e quindi altra tirata in Svezia, Malmö, Göteborg, passando rapidamente il confine con la Norvegia.
Nel 2016, ansiosi di raggiungere Capo Nord, avevamo saltato tutta la pancia meridionale della Norvegia, ricca di parchi naturali, valli boscose, fiordi, ghiacciai e vette, che scegliamo come meta per questo nuovo vagabondaggio.
JUTENHEIMEN NATIONAL PARK
Bypassiamo quindi Oslo, e a Lom, nel parco nazionale dello Jotunheimen - "cuore del paesaggio montano più spettacolare del paese" promette la Lonely Planet - ci fermiamo per la prima vera sosta della vacanza.
Facciamo quattro passi in paese per visitare l'antica Stavkirke, chiesa in legno di epoca medievale perfettamente conservata, con porte e pinnacoli finemente intagliati. Ma le montagne circostanti attraggono presto la nostra attenzione.
Affrontiamo in serata la stretta e sterrata strada che porta allo Spiterstulen mountain lodge: vivace e coinvolgente "campo base" per il Galdhopiggen, cima più alta della Norvegia e di tutto il Nord Europa. Un fermento continuo di corde, zaini, caschi, picozze; un via vai incessante dalle docce alle tende. Fornelletti e pentolini animano l'aria. Ci mimetizziamo cercando di mostrarci altrettanto indaffarati nei preparativi degli zaini.
Seguendo il torrente in fondo valle, mentre ci acclimatiamo al luogo, incrociamo un branco di renne. La notte andiamo sottozero e l’abbigliamento da alta montagna contribuisce a farci sentire in procinto di una spedizione seria.
Quando suona la sveglia alle 5:30 del mattino l'aria è ancora decisamente frizzante (2°C), ma la luce nordica estiva già piena. Avanziamo lentamente in silenzio, dalla bassa vegetazione alle pietre, alla neve e al ghiaccio. In vetta la temperatura crolla a -14°C e ci rifugiamo nel piccolo e accogliente bivacco (egregiamente mimetizzato tra le rocce) per un tè caldo ristoratore. Nonostante siamo solo a 2.469m slm, trovarsi interamente circondati da ghiacciai a perdita d'occhio e sferzati da un vento pauroso, ci dà sempre più la sensazione di una entusiasmante spedizione.
Una lunga discesa ci riporta esausti al camper.
Dormiamo lungo la sterrata; giochiamo in falesia a Lom la mattina seguente; carichiamo e scarichiamo serbatoi al comodo e gratuito camper service presso il benzinaio di Lom e riprendiamo quindi la strada.
DOVREFJELL-SUNNDALSFJELLA NATIONAL PARK
Arriviamo in serata a Kongsvoll, nel parco del Dovrefjell, regno del bue muschiato. Ci inoltriamo al tramonto in questa sconfinata piana umida e fangosa tra i monti Dovrefjell, incontrando voluminosi escrementi di bue e inconfondibili impronte nel fango, ma nessun animale. Proseguiamo a lungo fiduciosi, attendendo pazienti e lottando contro sciami inferociti di zanzare. Cerchiamo di tenere alto il morale, nonostante di fronte all'immensità della valle venga naturale scoraggiarsi un po'. Come può essere possibile scorgerli in uno spazio così sconfinato?!
Alle 21:00 passate, abbattuti, in lotta con fame e zanzare, ci accasciamo arresi a valutare il da farsi. Due escursionisti, sbucati dal nulla, si avvicinano raggianti: hanno visto i buoi! In prossimità del torrente, poco prima dei laghi, in direzione del rifugio Reinheim, a un'ora circa di strada da qui. Siamo a due ore di cammino dal camper, se ne aggiungessimo un'altra farebbero poi tre per tornare, quattro in tutto, più il tempo di qualche foto, ammesso di trovarli ancora lì. Realisticamente saremmo indietro attorno alle 2 di notte. Da escludere.
Dopo esserci giocati il tramonto, non resta che tentare l'alba. Arriviamo al camper alle 23:00, ci tuffiamo a letto e in un battito di ciglia suona la sveglia (3:30, le notti norvegesi di luglio sono decisamente corte). Nessun ripensamento: la stanchezza si dimenticherà in fretta. Ci infiliamo in tasca barrette e frutta per quando ci venisse fame e ci avviamo questa volta più ad ovest di ieri, in direzione del rifugio Reinheim.
Dopo 7-8 km di cammino scorgiamo una grossa massa scura sulla collina alla nostra sinistra, ancora lontana da fotografare e per di più all'ombra. Ci avviciniamo cautamente; Nadia si apposta in assetto fotografico.
E noi incantati non gli stacchiamo gli occhi di dosso. Nonostante i nostri goffi tentativi di avanzare mimeticamente, non lo freghiamo. Quando si stufa dei paparazzi, ci volta la schiena e in un attimo riconquista facilmente la distanza di sicurezza. Il gioco di inseguimento prosegue finché prende la strada della collina e in salita non c'è gara: ci semina al volo.
Proseguiamo ancora verso il torrente come indicato dai ragazzi ieri e in fondo valle ne vediamo un altro, ancora in ombra e meno fotogenico.
Ripreso il sentiero del ritorno ormai soddisfatti, dietro una leggera altura che ci oscurava la vista, nascosto tra i fitti cespugli, improvvisamente ci troviamo a pochi metri da un altro bue muschiato! Non indietreggia e si lascia ammirare a lungo. Ne sentiamo il respiro profondo e per contrasto restiamo in apnea. Sbuffa rumorosamente, alza la testa, ci guarda negli occhi e il suo sguardo ci ipnotizza.
STRADA ATLANTICA
Dopo un'abbondante colazione sul camper, puntiamo alla costa ovest verso Kristiansund. Arrivati sull'isola di Averoy, lasciamo la statale 64 per deviare a sud lungo la strada panoramica.
A Kvernes visitiamo un'altra Stavkirke e facciamo tappa per sgranchirci le gambe in riva al mare prima di riprendere la 64 e quindi la famosa Strada Atlantica.
È esattamente come mostrano le foto: un capolavoro che unisce funzionalità, tecnologia ed estetica. Bello da guidare e da guardare. Complimenti Norvegia!
Tornati sulla terraferma a Vevang, proseguendo lungo la costa, ci imbattiamo casualmente in una spiaggia "caraibica": Farstadstranda. Impossibile resistere a goderci questa inaspettata combinazione di sole e sabbia.
Felici ma spossati dalla lunga e densa giornata, ci fermiamo al primo slargo adatto alla sosta. Mentre ceniamo in riva all'oceano una foca emerge un momento con la testa fuori dall'acqua prima di scomparire.
REINHEIMEN NATIONAL PARK
Torniamo verso l’interno per affrontare un’altra strada notevolmente panoramica: la strada turistica nazionale Trollstigen, “scala dei Troll”, che con incredibili tortuosi tornanti si inerpica nel mondo dei Troll (11 tornanti, pendenza del 12% ed una sola corsia per quasi tutto il percorso).
Siamo nel mondo dei Troll. Giganti Troll ci guardano passare, ci danno il benvenuto. Cartelli stradali invitano a fare attenzione ai Troll.
Amanti della solitudine e del silenzio, dal parcheggio in cima ai tornanti presso il centro visitatori, anziché dilungarci lungo la passerella panoramica (giustamente affollata), preferiamo prendere il sentiero verso la Trollveggen, “Parete dei Troll”: la più alta parete verticale rocciosa d’Europa (1.100m), scalata per la prima volta solo nel 1965. Siamo nel Reinheimen National Park e i paesaggi cambiano ancora una volta.
GEIRANGERFJORD
Procediamo verso sud arrivando al rinomatissimo Geirangerfjord.
L’attraversamento in traghetto, verso Eidsdal è un primo assaggio di questo ambiente favoloso.
Ci dirigiamo quindi a sud per ammirare dall’alto il ramo su cui si affaccia la cittadina di Geiranger e mettere alla prova ancora una volta camper ed autista su un’altra strada di notevole impegno: la Strada delle Aquile, che ci riporta in riva al fiordo.
STRADA TURISTICA GAMLE STRYNEFJELLSVEGEN
Siamo diretti allo Jostedalsbreen National Park, ma arrivati a Langvatnet deviamo ad ovest verso Videseter per prendere la strada turistica Gamle Strynefjellsvegen: 27 chilometri che attraversano la valle Videdalen, dei quali una ventina sterrati. Superata la cascata di Videfossen, la strada diventa stretta e sterrata. Daniele ormai ha messo il pilota automatico e non lascia trapelare emozioni.
Purtroppo la giornata è decisamente poco limpida e non riusciamo ad intravedere gli scorci su ghiacciai e vette di cui parla la Lonely Planet. In compenso la nebbia rende forse ancora più selvaggio ed isolato il paesaggio. Ci godiamo il silenzio e qualche lago glaciale a bassa quota, che spunta sotto le nuvole basse, avanzando molto lentamente sul terreno a tratti dissestato.
Il percorso prosegue panoramico tra Lom e Gaupne, ma il cielo oggi resta grigio.
JOSTEDALSBREEN NATIONAL PARK
A Gaupne svoltiamo a nord per la strada montana che conduce a Gjerde e dormiamo in paese in attesa di entrare in campeggio di primo mattino all’indomani.
Sistemati in una comoda piazzola lungo il torrente, tiriamo finalmente fuori tavolo e sedie a prendere un po’ d'aria e sole (tornato a splendere). Bucato, pulizie, ricarica batterie e via dicendo, e siamo pronti per esplorare il parco.
Siamo nello Jostedalsbreen National Park, modellato da ghiacciai e acqua, tra morene e valli rigogliose e ci avviamo verso la Nigardsbreen, una delle lingue sud del ghiacciaio Jostedal, il più grande ghiacciaio sulla terraferma d’Europa con una superficie di 487 kmq. Raggiungiamo la spaventosa bocca del ghiacciaio con una facile e piacevole passeggiata, rientrando comodamente con un pittoresco battello sul lago glaciale.
Il resto del tempo è dedicato al relax sfruttando l’eccezionale occasione dei comfort offerti dal campeggio. Perfino il supermercato è a due passi: oggi ogni approvvigionamento è facile.
BERGEN
Al risveglio ci aspetta una tappa intensa: 300 km (che considerando fiordi, traghetti, sterrate, monocorsie.. significano 5-6 ore) di strade panoramiche. Da Gjerde ridiscendiamo a Gaupne lungo la strada montana; proseguiamo verso sud e traghettiamo attraverso il Sognafjord; ci infiliamo nel tunnel di Laerdal, il traforo più lungo al mondo, ben 24,5 km (!!), con artistiche illuminazioni blu per ridurre il senso di disorientamento della lunga percorrenza sotterranea. Da Aurlandsvangen costeggiamo l’Aurlansfjorde fino a Flam, quindi Voss e infine Bergen.
Scopriamo che sia i campeggi che l’area sosta sono completi e le vie cittadine sono disseminate di divieti di sosta. Siamo costretti a vagare a lungo fino a quando finalmente troviamo un parcheggio lecito in una via molto periferica. Al mattino ritentiamo l’area sosta e la fortuna ci assiste: si libera un posto che occupiamo al volo. Carico, scarico e si parte in visita alla città.
“La pioggia cade in media 260 giorni all’anno, spesso ininterrottamente anche in estate” scrive la guida, per cui non ci stupiamo troppo del cielo cupo e umido. Le vecchie case in legno di Bryggen, le ville e antiche casette di Ovregaten, la Domkirke, la fortezza, la vista dal monte Floyen.. e soprattutto l’immancabile pausa pranzo al mercato del pesce.
Assunta la nostra razione culturale minima sufficiente, in pace con la coscienza, possiamo tornare ai parchi.
HARDANGERVIDDA NATIONAL PARK
Ci attende lo splendido Hardangervidda. Dopo un itinerario farcito da altri traghetti (tra le isole del mare del nord a sud di Bergen) e altri tunnel, costeggiamo nuovamente laghi e cascate, tra cui l’enorme Steinsdalsfossen dietro la quale si può camminare nel caso in cui si voglia sommare l’acqua che cade dal cielo a quella che cade dalla montagna.
In riva al lago Stavatn, nei pressi del rifugio Haukeliseter Hytte, troviamo un posticino paradisiaco per la notte. Altro che i parcheggi cittadini..
Dopo una notte ad ascoltare il vento, partiamo con gli zaini in spalla per inoltrarci nell'Hardangervidda, il parco nazionale più vasto della Norvegia (3.430 kmq).
Pur camminando per 21 km e 1.000 m di dislivello, salendo sul Monte Vesle Nup per una visuale dall’alto, la mappa sul Garmin ci mostra tutta la nostra piccolezza: abbiamo compiuto un minuscolo e ridicolo ghirigori appena ai margini di questo sconfinato altopiano, che si estende a perdita d’occhio su un paesaggio di tundra dall’aspetto desolato e magnifico.
Abbiamo l’infinito attorno. Terra di migrazioni di renne, oggi incontriamo solo capre. Il sentiero è grossolanamente segnato, con laghi, fiumi, torrenti e pucce d’acqua che si insinuano di continuo tra terra, muschi e licheni, rendendo necessari vari guadi. Ad un attraversamento per me particolarmente ardito, gli uomini della truppa (dopo aver saltato come se niente fosse), si trovano costretti a lanciare in acqua sassi per creare punti di appoggio che permettano anche a me di passare.
"Dai che Nadia ce l'ha fatta con la metà dei sassi che hai tu!" urla Daniele spazientito, mentre Carlo mi incoraggia premurosamente: "Mamma, non preoccuparti, ti lancio io altri sassi. Dove ti servono? lì o lì?"
In qualche modo ce la faccio e arriviamo tutti al camper sani e salvi per la seconda notte in questo luogo fuori dal mondo.
TELEMARKSKANALEN REGIONAL PARK
Ripartiamo al mattino puntando all’interno e in prossimità di Amot avvistiamo un’alce, scomparsa in un attimo nella fittissima vegetazione. Siamo nel Telemarkskanalen Regional Park, con una gran voglia di esplorare il canale del Telemark, “Ottava meraviglia del mondo”, le cui acque sono abitate da diverse colonie di castori.
Noleggiamo canoe nel vicino Bed&Breakfast e scivoliamo sulle acque quiete tra isolotti e insenature ai margini del canale. Numerose tane di castori sono ben visibili e ci appostiamo a lungo ora qua ora là, cambiando zona quando l’attesa ci sembra diventare eccessiva. La giornata è tiepida e luminosa; attendiamo, pazientiamo, determinati a non mollare, approfittando del clima mite per sonnecchiare al sole.
La perseveranza viene premiata: un piccolo castorino scuro schizza velocissimo sopra una tana. Ci esaltiamo! Torniamo vigili. Un secondo castoro più adulto e chiaro, si tuffa in acqua e nuota un tratto nella nostra direzione per poi inabissarsi e riemergere a grande distanza. Siamo appagati anche da questo parco di alci, castori e rigogliosa verdeggiante vegetazione.
LYSEFJORD
Puntiamo di nuovo verso la costa ovest per un altro fiordo notevole: il Lysefjord. Ci arriviamo dopo 224km, ovvero (soste comprese) 7 ore di viaggio attraverso boschi, inerpicandoci su per passi di montagna, lungo stradine a zig zag tra una moltitudine ininterrotta di laghi, fino al traghetto che ci permette di sbarcare ad Oanes, sulla sponda del Lysefjord che porta al Preikestolen Base Camp.
Il divieto di camper dalle 22:00-6:00 (ahi ahi ahi, indice di eccessiva antropizzazione) ci costringe a dormire lungo la strada qualche km prima dell’ingresso. La moltitudine di macchine, camper e pullman che cresce esponenzialmente all’avvicinarsi al centro visitatori, ci convince a puntare la sveglia presto, nonostante la brevità della passeggiata.
Alle 6:00 del mattino entriamo nel parcheggio (scoprendo numerosi camper che hanno allegramente ignorato il divieto), alle 6:20 siamo in cammino, alle 7:30 in cima, teoricamente ad ammirare il “Pulpit Rock”: falesia di granito con una parete di 600m a strapiombo sul fiordo; immagine vista tante volte su ogni sito, opuscolo o guida della Norvegia. Purtroppo la visibilità lascia un po’ a desiderare, ma ci godiamo in compenso l’inaspettata solitudine ovattata del luogo.
Seduti comodi ad aspettare una schiarita, veniamo invece raggiunti pian piano da orde di turisti. Per le 10:00 del mattino si deve sgomitare per avvicinarsi al precipizio. Chissà come deve essere in una giornata limpida! Abbandoniamo l’idea di attendere un’improbabile schiarita e cominciamo una discesa surreale. L’intero sentiero è un’ininterrotta colonna di persone una letteralmente attaccata all’altra. Ci facciamo largo passo passo in direzione opposta, con la certezza assoluta che se per caso ci fossimo incamminati a quest’ora, avremmo rinunciato a salire.
Essendo ancora presto, per risollevarci dalla delusione, prendiamo un sentiero meno battuto: il nuovo Fantapytten, inaugurato proprio questa estate. Più che un sentiero è un rigagnolo fangoso che costeggia inizialmente il lago Revsvatnet, per poi salire più ripidamente il versante della montagna e arrivare a un colle che guarda sul fiordo sottostante. Interamente nel bosco, con un sottobosco decisamente umido, al ritorno allo Revsvatnet ci troviamo costretti a lavare via il fango immergendo nel lago pantaloni, calze e scarpe ..e noi stessi.
Lasciamo il parcheggio ormai pieno zeppo di comitive e, dopo una notte in riva all’oceano nei pressi del porto di Tau, ci viene voglia di spiaggia per finire la vacanza.
MANDAL
Mandal è famosa per la sua lunga spiaggia di sabbia, oltre che per un campeggio “Top Camp”, il Sjosanden Camping, uno dei 9 campeggi riconosciuti come i più belli della Norvegia. Abbiamo l’acqua direttamente nella piazzola! Nessuna passeggiata alla ricerca della fontana dove riempire la tanica oggi; solo due passi per lavare la frutta e riempire la pentola per la pasta. Ridiamo della nostra stessa felicità.
La spiaggia è effettivamente splendida, lunghissima (la più lunga della Norvegia scopriamo), di sabbia morbida e pulita, abbracciata da una folta pineta disseminata di sentieri ben segnati, lungo i quali, con una breve passeggiata, raggiungiamo altre 6 spiaggette più isolate.
Appena ad est di Mandal si trova Tregde, affacciato su un idilliaco arcipelago, ideale per il kayak in mare anche per principianti. I kayak singoli sono più veloci, i doppi più lenti ma più stabili. Ciascuno sceglie con le proprie priorità: singoli per i ragazzi e doppio per me e Daniele.
Carlo, con carta nautica e Garmin, ci guida tra isolotti e insenature. Presa confidenza con l'ambiente, proviamo ad aggirare un isolotto leggermente più al largo, trovandoci per un momento a lottare con onde e corrente che ci paiono feroci. Ondeggiamo paurosamente, ma ne usciamo in realtà solo leggermente bagnati, ora consapevoli di quanto sia diverso andare in kayak nel mare del nord! Riprendiamo a pagaiare nelle acque placide tra isolotti e canali interni, tra casette di legno affacciate a moli da sogno, bandiere norvegesi su cucuzzoli sperduti, gabbiani e raggi di sole.
La sera tiepida ci invoglia a fare quattro passi in spiaggia, ammirare la luna piena, la ruota panoramica e il vivace centro del paese, in cui troviamo addirittura musica dal vivo e ragazzi che ballano. Si respira l'aria di una cittadina di riviera del Mediterraneo. Un piacevole contrasto rispetto all'ambiente prevalentemente "polare" vissuto fino ad ora.
Il clima mite della punta sud della Norvegia è l'ideale per attività all'aperto e c'è l'imbarazzo della scelta. Ci lasciamo attrarre da una falesia a pochi passi dal paese: dalla cima delle vie si gode una splendida vista su Mandal. Passiamo una mattinata con ritmi tranquilli e spensierati, prima di avviarci verso il porto di Kristiansand, dove passiamo l’ultima notte norvegese, pronti per l'imbarco di primo mattino.
DANIMARCA
Google ci dice che Albæk, sulla punta nord-est della Danimarca, ha una delle più belle spiagge del paese. Scegliamo di nuovo un campeggio (DCU Camping Albæk Strand) per fare carico e scarico completo in vista delle notti "on the road" dei prossimi giorni di rientro.
In compagnia esclusivamente di danesi, facciamo vita da spiaggia, passeggiate sul bagnasciuga e per finire ..sauna con tuffo nel lago privato del campeggio.
L'alba danese ci regala un ultimo meraviglioso sole.
Spezziamo il rientro fermandoci a “scalare” anche la “vetta” più alta della Danimarca: il Mollehoj, di ben 170m slm, al centro di una zona collinare denominata “Ejer Mountains”.
Una tappa a Hodenhagen, come all'andata, e quindi 992 km filati per dormire al fresco al Passo del San Bernardo (2.060m, 8 gradi).
La sera giochiamo a completare la “classifica” della vacanza. Il Galdhoppigen si aggiudica il primato all'unanimità, seguito da buoi muschiati e dalla parete dei Troll. Sui Kayak c’è ampia divergenza: da un onorevolissimo terzo posto per qualcuno, ad un misero undicesimo posto per un altro. “È stato bellissimo!!” “Ma se ho rischiato di morire?!”.
Disquisendo sulle diverse percezioni delle esperienze, della vita, dei sogni e dei desideri, passa anche l’ultima notte di questa indimenticabile vacanza.
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