DICIOTTESIMO IN QUOTADA COURMAYEUR ALLA PIANA DI MALATRÀ, PASSANDO PER IL RIFUGIO BONATTI
Sono già 18 anni
che questo meraviglioso esserino, nato il 29 febbraio nella domenica di
carnevale di un anno bisestile e subito soprannominato “cuor contento” dallo
zio, riempie la nostra vita di gioia infinita. Più che un esserino, ormai un
gigante, ma con lo stesso cuor contento di allora.“Carlo, hai
qualche desiderio particolare per i tuoi 18 anni?”
“Una notte
invernale in bivacco!”
…
“Facciamo un
rifugio, dai, altrimenti la mamma muore di freddo.”
“Va bene, però il
rifugio lo scelgo io.”
E noi ti seguiamo sempre. Anzi, prendiamo anche lunedì di ferie perché i festeggiamenti sono cose serie.
Domenica
arriviamo a Courmayeur per pranzo. Ci lasciamo alle spalle le vie glamour
brulicanti di signore impellicciate e altre con l’ombelico scoperto, dirigendoci a piedi al villaggio di Planpincieux. Ci inoltriamo
sempre più nella splendida Val Ferret seguendo il percorso pedonale che
costeggia le piste da fondo. Inizialmente in compagnia di numerosi turisti,
superati gli ultimi ristori a Lavachey ci troviamo improvvisamente soli.
Lasciamo il fondo
valle, percorrendo alcuni tornanti in salita che ci portano poi a sbucare fuori
dal bosco, dove la neve più alta ci costringe ad indossare le ciaspole. Ancora
un po’ di ripida salita e arriviamo al Rifugio Bonatti, con una vista unica sul
maestoso Monte Bianco (2025m).
La serata è
serena, il cielo luminoso, il silenzio della neve ovattato. Pace e gratitudine
ovunque.
Il rifugio è
molto tranquillo: ci siamo solo noi e 6 ragazze inglesi che stanno facendo un
tour con sci d’alpinismo. Viste le precauzioni anti-Covid, ci dedicano una stanza in
mansarda tutta per noi con una finestra che guarda le Grandes Jourasses.
Mozzafiato. Ma le belle sorprese non sono finite: al termine della cena le luci
si spengono e i gestori fanno il loro ingresso con una fetta di crostata con
candelina. Mi ero lasciata scappare che era il compleanno di Carlo. Non
avrei mai immaginato tanta attenzione!
La notte è magica come possono esserlo solo le notti in cui si viene cullati dalla natura. La colazione è genuina e generosa come possono esserlo solo le colazioni servite con l’ospitalità sincera dei rifugisti.
Appagati ed emozionati, di nuovo con le ciaspole ai piedi, saliamo nel bianco silenzio alla Piana di Malatrà dove spegniamo altre candeline.
Nadia, tra un esame, una
lezione e un’uscita con gli amici, ha trovato il tempo di preparare e
nascondere una torta al cioccolato (ingrediente d’obbligo per il nostro amato
maggiorenne), portandosela nello zainio fino a qui.
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