25 aprile - 1 maggio in Alto Adige: Valle Aurina e Dolomiti tra neve, malghe e giganti di roccia.
Le previsioni meteo sono bruttine su tutto l’arco alpino, le temperature invernali, ma il camper è fermo da Capodanno e il concatenamento 25 aprile + weekend + 1 maggio è imperdibile!
Martedì 24 aprile in tarda serata raggiungiamo Rovereto. Al mattino puntiamo alla Valle Aurina. Troviamo l’unico campeggio della valle (Sandgold – Campo Tures) chiuso fino a maggio e minacciosi divieti di camper “su tutto il territorio” disseminati ovunque. Siamo personcine ligie e ci sistemiamo nel parcheggio di Casere (parcheggio camper autorizzato) in fondo alla valle (28€ per 24h, niente corrente, niente scarico wc, fontana chiusa, ma con un ragazzo al centro informazioni che offre cartine e consigli).
Riprendiamo confidenza con la montagna inoltrandoci nella valle, graziati da un sole imprevisto, fino alla malga Kehrer Alm (chiusa). Dalla neve ai prati; dai sentieri ai tappeti di Crocus e infine a una chiesetta del 1400 diventata meta di pellegrinaggio grazie alla spaccatura tra le rocce su cui si poggia: strusciandosi nella fessura pare che i peccati restino attaccati alla pietra e se ne esca purificati. Ci proviamo fiduciosi.
Passiamo la notte in completa solitudine e addirittura sotto un leggero nevischio “primaverile”, per poi trasferirci in Valle Tures dietro indicazioni di Carlo, concentrato nell'ardua ricerca di escursioni compatibili con la nostra articolata serie di restrizioni:
“Che ci sia un parcheggio adatto al camper”, “che la strada per raggiungerlo non sia troppo stretta”, “che il dislivello non sia eccessivo”, “che non ci siano pericoli di valanghe”, “che sia sul versante sud ben soleggiato”, "uno scarico wc nei dintorni non sarebbe male"...
Di fronte alla richiesta di un rifugio aperto per una merenda, anche l'imperturbabilità di Carlo tracolla:
"No! ecco questo no, un minimo di realismo per cortesia!"
Arriviamo a Riva di Tures dove abbiamo letto di un’area sosta con camper service "aperta tutto l'anno", rassicura Mr Google. L’area sosta c’è (solo 7,5€), ma il camper service chiuso. Al bar del centro fondo ci dicono che (forse) aprirà a maggio.
Estraiamo la seconda vaschetta wc e cominciamo il razionamento dell’acqua. Per fortuna la batteria di servizio è nuova e la stufa regge anche senza allacciamento alla corrente (indispensabile, viste le temperature notturne sottozero).
Sotto un cielo grigio ma non cupo, ci concediamo una splendida
passeggiata alla baita Oberer Kofleralm (chiusa), ovviamente in assoluta solitudine. O forse in compagnia di un lupo.. sulla via del ritorno notiamo tracce che sicuramente all'andata non c'erano! Grosse orme che avanzano rettilinee. Ci sentiamo osservati. Di cani e umani in giro non ne abbiamo intravisti, nè sentiti. Ci resterà il dubbio del lupo.
Proseguimo nel silenzio. E' una vacanza molto serena. Niente ressa. Niente rumori. Niente schiamazzi. Anzi, proprio niente voci.
La seconda vaschetta sfiora pericolosamente il troppo pieno. Sacchetti della spazzatura in inquietante espansione stanno gradualmente invadendo il già scarso spazio calpestabile. Purtroppo in Valle Aurina si trovano solo i bidoni per carta, metallo e vetro. In compagnia dei rifiuti umidi (e menomale che con questo freddo non puzzano!), plastica (per via delle fontane chiuse che ci obbligano a gran quantità di bottiglie d’acqua), un po' di inevitabile indifferenziato, oltre agli escrementi di 3 esseri umani adulti, il tutto accumulato per quattro giorni, lasciamo questa valle decisamente incantevole, ma un tantino disagevole per i camperisti in bassa stagione.
A San Cassiano l’area sosta presso il camping Sass Dlacia è aperta! Wellness e ristorante chiusi, ma abbiamo la corrente, lo scarico del wc, lavelli per i piatti, docce calde e ogni sorta di raccolta differenziata: superlusso. Ci sistemiamo, svuotiamo, carichiamo.. ed estraiamo le sdraio. Il meteo, con chiari e scuri, continua a reggere e a La Villa c’è persino una pizzeria aperta con uno speciale impasto fatto con carbone vegetale: sembra una pizza bruciata, ma con gusto e digeribilità fenomenali. Ci lasciamo viziare.
Da San Cassiano seguiamo il sentiero verso Fanes fino a Ju dal’Ega. Si potrebbe proseguire fino a Fanes e tornare in pulman, ma temiamo che in questa stagione i mezzi pubblici siano diradati e non vogliamo rischiare. Arrivati all’altopiano ci godiamo l’immensità e il silenzio e torniamo sui nostri passi.
Siamo a soli 2.100m, ma al centro di una
distesa bianca circondata da splendide pareti, con uno scenario affascinante, quasi artico.
Lunedì è la prima vera giornata di sole pieno! Dal Passo Falzarego seguiamo la valle del torrente Falzarego percorrendo la ex strada militare del Col dei Bos. Attraversiamo una galleria che si apre come un sipario sul palcoscenico delle Dolomiti: un branco di camosci corre sul versante della montagna poco sopra di noi; in basso due marmotte fischiano il pericolo; un’aquila ci sorvola. Resto ipnotizzata da tanta meraviglia (e mi pento di non aver portato la macchina fotografica per un minimo di zoom).
Finite le pietre, le condizioni sono magiche: uno spesso strato di neve fresca ricopre la montagna come un manto immacolato. Siamo liberi di creare la via disegnando a piacere il nostro percorso. Un pò di qua, un pò di là, ora uno zig zag... Solo le nostre impronte nella neve segnano la salita fino alla vetta del Col dei Bos (2.566m).
La vetta è incastonata tra giganti di roccia: attorno a noi il Sorapis, l’Antelao, la Croda da Lago, il Monte Pelmo, le Cinque Torri, il Nuvolau, la Marmolada... uno spettacolo immenso.
Per la discesa scegliamo un altro versante per il gusto di continuare a tracciare il cammino. Mi ritrovo ad ammirare l'armonia delle linee che stiamo pennellando, contribuendo a creare questo quadro magnifico; filosofeggiare sul rarissimo privilegio di non avere binari da seguire; sull'esplorazione della montagna come metafora del nostro passaggio nel mondo, dove scegliere la direzione, qui cosa facile senza ostacoli o condizionamenti; passo dopo passo, a volte ricalcandoci le orme a vicenda, a volte fianco a fianco; avanzando, sperimentando, progredendo, rallentando...ora sicuri, ora incerti, spediti, fiacchi; con gli occhi avanti per cogliere il prossimo orizzonte, le rocce dietro al valico, il corvo inaspettato, il buco in cui sprofonda il piede, sorprese con cui la vita ci stupisce ogni volta che pensiamo di conoscere dove ci stia portando. E poi guardarsi finalmente indietro e sorridere nel trovarsi al punto di partenza, nell'aver compiuto un cerchio che ci restituisce tutte le emozioni.
Domandarsi se il senso della vita possa essere semplicemente averle vissute.
"Sì mamma, abbiamo delle belle impronte, però adesso andiamo che ho fame".
Un negozietto di prodotti tipici (perchè in Val Badia c’è anche quello, aperto) ci permette di gustare una cena coi fiocchi prima di preparare sci e pelli di foca per l'indomani.
Torniamo di primo mattino al Passo Falzarego, leghiamo gli sci agli zaini e ci avviamo verso gli impianti di risalita delle Cinque Torri (chiusi, menomale, anche questi!). Saliamo calpestando bianco, avvolti dal bianco, sempre più vicini al cielo (bianco).
Dopo l’iniziale risalita delle piste ci aspetta un ampio pianone in leggera pendenza e quindi l’ultimo aereo tratto in cresta verso il Rifugio Nuvolau (2.575m).
Foto, sorrisi, panini e finalmente il piacere della prima sciata dell'anno! Sudata e meritata.
Lungo la discesa
deviamo per una sosta al Rifugio Averau (2.416m) e quindi al Rifugio Scoiattolo
per una foto ricordo davanti alle Cinque Torri proprio mentre le nuvole si
diradano e spunta un raggio di sole a baciarci.
Sarà per il
panorama, sarà per il sole, sarà per l’emozione della gita, è una di quelle
giornate in cui ci si sente in uno stato di grazia e viene naturale completarla
con un’ulteriore chicca: in un’oretta siamo a Brunico, nel parcheggio del
Cron4. Sdraiati sui lettini riscaldati da radiazione termica infrarossa o con i
piedi a mollo nelle tinozze fredde; avvolti dal vapore della sauna finlandese o
seduti nelle capanne di legno a respirare il profumo delle erbe alpine,
lasciamo che l’acqua in tutte le sue forme ci abbracci e ci coccoli.
Il 1 maggio
salutiamo le Dolomiti, “posto più bello del pianeta”, come dice giustamente
un amico, con la speranza di tornarci presto.
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